Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Brugnaro: «E’ un voto antistorico, perderemmo tutto il peso politico»
La battuta: «Minniti parlerebbe al sindaco di Mestre?»
VENEZIA «Il referendum è antistorico e perderemmo tutto il peso politico: Venezia diventerebbe Pompei e Mestre Prato». Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è tornato a difendere a spada tratta la decisione di sollecitare il governo a impugnare davanti alla Corte Costituzionale il quinto referendum per la separazione di Venezia e Mestre, facendo arrabbiare gli autonomisti ancora di più, se possibile. Perché ha detto che Mestre da sola non conterebbe poi molto. «Io ora chiamo Minniti e gli dico “ho bisogno di uomini in via Piave” e li mette – ha portato ad esempio - Ma ve lo vedete un eventuale futuro sindaco di Mestre che chiama il ministro? Lo mette in attesa e gli dice di parlare con l’usciere». I referendari si sono scatenati sui social e pure dal vivo. «Ma Mestre davvero non conta nulla, come dice questo illustre amministratore ? chiede Gian Angelo Bellati Vero che il nome di Venezia è conosciuto e apre tutte le porte ma da qui a dire che un Comune di 200mila non riuscirebbe a contare denota che la ragione per cui le due città devono stare insieme è strumentale e non c’è una strategia». A disturbare di più il Movimento per l’Autonomia di Mestre è il concetto della telefonata. «Se basta una telefonata per risolvere i problemi, perché non le ha fatte – chiede Stefano Chiaromanni – Via Piave, spopolamento, degrado, emarginazione: le faccia queste telefonate. Ma le uniche che ha fatto sono state quelle al governo per contrastare il referendum. Noi abbiamo un’idea diversa della politica, più vicina e al servizio dei cittadini». Al centro della diatriba c’è la Città Metropolitana, istituita con una legge - la Delrio - che giuridicamente si mette di traverso al referendum vecchia maniera che si è celebrato altre quattro volte dal 1979. «La Città Metropolitana per forza io devo difenderla, è quello che dico da vent’anni: per me è la vera prospettiva – incalza il sindaco Detto questo, gli amici referendari hanno organizzato un referendum prima che intervenisse la legge. Non sta in piedi e dovevo fare questo ricorso». Gli «amici referendari» dopo pochi minuti diventano: «I quattro che insistono, che si sono ricavati una visibilità tale che dici: ma che avvocatoni saranno, che geni avremo. Ma si rendono conto che un domani creano due sindaci? E chi lo dice che si mettono d’accordo?»
L’argomento della legge Delrio non convince gli autonomisti. «Per noi va benissimo: dice che se si vuole che tutti gli elettori della provincia eleggano il sindaco metropolitano, il capoluogo va articolato in più unità amministrative – annuisce Bellati – Come Vienna, come Bruxelles. E allora perché non lo ha fatto Brugnaro, il referendum, usando la legge Delrio? Era nel patto elettorale che sottoscrivemmo». Il punto è che Brugnaro non trova sia una buona idea avere due sindaci diversi a Ca’ Farsetti e a Ca’ Corner. «È un grande vantaggio che coincidano – spiega – Ma io sono perché tutti gli elettori della provincia si esprimano. Non è in contraddizione: si potrebbe fare che, dopo eletto il sindaco di Venezia, venga sottoposto ad un referendum confermativo dai cittadini metropolitani. Una specie di gradimento. Se piace, il sindaco metropolitano assume maggiori poteri. Altrimenti resta con un ruolo tecnico, come quello che sto svolgendo io». I maggiori poteri per la Città Metropolitana sono uno degli obiettivi laterali di questa battaglia e bisogna ricordare che la Regione ha dato e tolto la competenza urbanistica a Ca’ Corner a seconda di come Brugnaro si comportava con la Lega. «Ora la Consulta dà la possibilità di fare luce e chiarire molti nodi della legge Delrio, ad esempio sulle deleghe – confida il sindaco - Sarà utile per sciogliere dubbi e incertezze sul ruolo della Città metropolitana, anche in seno all’autonomia del Veneto». Una lettura che non convince il M5s, e si dicono «allibiti» la senatrice Orietta Vanin, i deputati Alvise Maniero e Arianna Spessotto, la consigliera regionale Erika Baldini e i comunali Davide Scano, Sara Visman ed Elena La Rocca: «Questa manovra è solo l’ennesimo tentativo di temporeggiare ed impedire l’espressione dei cittadini – accusano Questo andazzo tuttavia sta cambiando e il vento nuovo già si respira. Il nostro impegno sarà per modificare la norma e garantire l’esercizio democratico del referendum».
Bellati Ma davvero Mestre non conta nulla come dice l’illustre amministratore?
M5S Ci impegnamo a cambiare la norma per far esprimere i cittadini