Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sgarbi: «Capitale della cultura? Verona è già forte così»
VERONA Sì, il sindaco di Verona, Federico Sboarina, ritiene che sia «una grande chance, un’occasione forse unica e irripetibile». E d’altronde, prima ancora, a novembre, a favore di quell’occasione, c’era stato l’appello degli intellettuali, con il docente di Diritto internazionale dell’Ambiente all’Università di Verona, Luciano Butti, a metterci la prima firma insieme al direttore del dipartimento di Culture e Civiltà, Gian Paolo Romagnani e altri ancora.
Eppure, c’è anche chi ritiene che la candidatura di Verona a Capitale italiana della cultura per il 2021 sia tutt’altro che una pista su cui insistere. Parliamo del critico d’arte Vittorio Sgarbi, lui che durante l’ultima campagna elettorale per le comunali a Verona era passato dalla città per sostenere la candidatura di Sboarina e il cui parere negativo nasce anche in virtù di quell’enorme flusso turistico registrato fra Pasqua e Pasquetta che, secondo Sboarina, rappresenterebbe al contrario un ulteriore, buon viatico alla candidatura della città: «Il flusso turistico registrato da Verona c’è stato proprio per ● ● quello che Verona è in sé - dice Sgarbi ossia una città meravigliosa, molto simile a com’è sempre stata e quindi capace di farti respirare la propria storia, una città che offre molte occasioni culturali». Sgarbi, insomma, si schiera apertamente: «Suggerisco al sindaco Sboarina di rinunciare. Il gesto più intelligente che possa fare è dire: “Noi siamo già Verona”. Sarebbe il segnale di una città forte che non ha certo bisogno di essere “capitale della cultura”». In soldoni, quella candidatura sarebbe «un’occasione da lasciar perdere, tutto inutile, senza senso». E il motivo, secondo Sgarbi, è semplice: «Un conto è se fosse il ministero a scegliere Verona, un atto di nomina, e allora uno accetta. Ma Verona può e deve essere capitale della cultura senza bisogno di mettersi in concorso, non so, con Casale Monferrato o Valdobbiadene. A Verona basta essere se stessa. Candidarsi a capitale della cultura è quasi un insulto: come il ricco che pretende i tram gratis. Questo concorso potrebbe essere pensato per città sotto i 100mila abitanti, con problemi di turismo, in quel caso sì che avrebbe senso. Invece così si creano contrapposizioni ridicole. Sembra folle, ad esempio, pensare che Venezia perse da Matera alla corsa per Capitale europea della cultura: però Matera se non altro ne aveva bisogno».
Il pensiero di Sgarbi va allora nella direzione opposta a quella degli intellettuali che avevano firmato la lettera a supporto della candidatura. Lettera cui erano seguiti ulteriori sproni a favore del progetto. Vedi quello del prof. Varanini, secondo il quale «la candidatura e persino l’eventuale vittoria non sarebbero dei punti d’arrivo ma uno strumento. Qualcosa che ci consenta di ripensare il sistema culturale cittadino, che sappia valorizzare i lati meno conosciuti, penso alle mura magistrali e che sappia far collaborare diverse realtà, coinvolgendo quelle economiche in un processo di mecenatismo».
È proprio il fatto di concorrere, però, secondo Sgarbi, a stonare: «Se ti candidi potrebbe vincere Catanzaro, per dire. Il rischio di farsi sbeffeggiare è alto. E quel milione di euro che ti arriva se vinci, Verona lo può trovare in altro modo. Abbiamo già visto, con Ravenna ad esempio, che il titolo di “capitale della cultura” in certi casi è un premio di consolazione. Un titolo di cui succede che non si accorga nessuno. Ripeto conclude - che Verona è patrimonio dell’Unesco, una città meravigliosa, e non ha bisogno di candidarsi a capitale della cultura italiana».
Vittorio Sgarbi
Verona è patrimonio dell’Unesco, una città meravigliosa, e non ha bisogno di candidarsi a capitale della cultura italiana