Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
IL NORDEST DEI MENO GIOVANI
Èstato detto che il futuro ci deve interessare per il semplice fatto che lì passeremo il resto della vita. E non è sempre vero che il futuro è misterioso ed inconoscibile: in demografia, ad esempio, si possono fare delle realistiche previsioni. Ci prova l’Istat che, prometeicamente, addirittura estende il suo sguardo al lontano 2065. E individua delle tendenze di non facile gestione sociale. Tendenze che sono sostanzialmente due: la prima è data dal calo della popolazione: l’Italia perderà sei milioni e mezzo di abitanti ed il Mezzogiorno in particolare sarà demograficamente drenato da denatalità ed emigrazioni. E tutto questo nonostante un flusso migratorio positivo anche se di difficile quantificazione. La seconda tendenza si chiama invecchiamento longevo. Invecchiamento perché stanno arrivando alla terza età le numerose coorti nate nei prolifici anni sessanta, longevo perché – assicura l’Istat – abbiamo davanti a noi ben cinque anni di (ulteriori) guadagni di vita media. Anche il Veneto sarà rimpicciolito ed incanutito. Rimpicciolito perché avremo 900 mila abitanti in meno ed incanutito perché un terzo della sua popolazione avrà più di 65 anni (il 10 per cento sarà sopra gli 85) mentre i maschi sfonderanno quanto a vita media gli 87 anni e le donne i 90. Segno dei tempi (e del tempo) i cosiddetti supercentenari, cioè coloro che raggiungono o superano i 110 anni: oggi in Veneto ce n’è uno solo, diverranno dodici.
Ma il futuro, demograficamente, non è lontano: è vicino, vicinissimo, anzi è già qui. Ce lo ricorda la Fondazione Agnelli calcolando il tonfo della popolazione studentesca (cioè di giovani e giovanissimi) da qui al 2028. Poche cifre danno l’idea della desertificazione umana prossima ventura: in Veneto perderemo l’11 per cento dei bambini della scuola dell’infanzia, il 18 per cento di quelli della primaria, il 16 per cento degli studenti della secondaria di primo grado ed il 2 di quelli delle superiori. Nessuna regione italiana si presenta con tutti i numeri in crescita e chi perde meno è solo il Trentino. Per il Veneto tutto questo si traduce in 3.300 tra classi e sezioni in meno, con un conseguente ridimensionamento (ed invecchiamento) del corpo docente (55 mila posti a rischio in Italia nei prossimi dieci anni). Sono i numeri del processo di degiovanimento in corso. Nato silenziosamente con il rarefarsi dei voli delle cicogne tanti anni fa ed oggi inarrestabile. Tutti i nodi arrivano al pettine: lentamente, ma inesorabilmente. Nodi che poi si riverseranno sul mercato del lavoro, sempre più «vecchio»: già negli ultimi venticinque anni, in Italia, sono spariti 3,6 milioni di lavoratori sotto i 35 anni e sono raddoppiati quelli tra i 55 e i 64 anni. Le conseguenze sono facili da immaginare, le soluzioni sono invece difficili da pensare.