Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’architetto corrotto: «Non conto i soldi, mi fido di te»
VENEZIA Oggi di fronte al tribunale del riesame il suo avvocato Renato Alberini cercherà soprattutto di puntare a farlo tornare a casa dai suoi famigliari. Sono passate infatti ormai quasi due settimane da quando l’architetto veneziano Anchise Rocchi, 57 anni, è finito in cella, arrestato lo scorso 31 maggio dopo aver ricevuto una mazzetta di 3 mila euro da un imprenditore nel suo studio del Vega per «pilotare» un’asta giudiziaria in una procedura in cui era stato nominato perito dal tribunale di Venezia. E non era nemmeno la prima, visto che chi ha pagato, Adriano Brusauro, 57enne di Santa Maria di Sala, ha raccontato alle fiamme gialle che già un paio di settimane prima aveva versato altri 3 mila euro. E d’altra parte questo precedente emerge anche dall’intercettazione ambientale la cui trascrizione è stata depositata ai giudici dal pm Stefano Buccini, titolare del fascicolo.
Rocchi, in mezzo a un rumore di cerniera (probabilmente quella della borsa), ringrazia Brusauro che, oltre ad avere una busta con le banconote precedentemente fotocopiate, indossa una cimice che registra l’incontro di circa dieci minuti. «Go fato la cassa automatica - dice l’imprenditore - I gera giusti l’altra volta?». «Perfetti», lo tranquillizza Rocchi. «Perché non li ho contati - continua Brusauro - Li ho tirati fuori dalla cassa automatica». «Ma comunque mi fido lo stesso», taglia corto l’architetto. Che più avanti spiega anche il motivo di quel pagamento. «Adesso andiamo a bere un caffè, poi ci vediamo il 2 o il 3 settembre afferma - sarà il momento in cui dovrei avere la risposta del delegato di vendita». L’architetto era infatti stato nominato dal tribunale esperto stimatore di un terreno di
Brusauro La cifra era giusta anche l’altra volta? Li ho presi al bancomat
Santa Maria di Sala, che era stato pignorato a Brusauro e stava per essere messo all’asta. Nel suo ruolo di pubblico ufficiale, dunque, aveva avvicinato l’imprenditore, dicendo che in cambio di denaro avrebbe prodotto una stima più bassa possibile e gli avrebbe pure fornito una terza persona insospettabile per riacquistarlo (cosa che è vietata non solo per il pignorato, ma per i suoi parenti fino alla terza generazione). E il 17 maggio c’era stato il primo pagamento. Ma quando Brusauro aveva visto la stima di 136 mila euro si era lamentato e Rocchi gliene aveva chiesti altri 5 mila, poi scesi a 3 mila, promettendogli un aiuto anche nelle fasi successive. L’imprenditore allora l’ha denunciato ed è stato organizzato lo scambio. Anche Brusauro è indagato per induzione indebita.