Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ginecologia, la questione morale al concorso I candidati: «Le indagini? Contano titoli e lavoro»
PADOVA Prima ancora che con i titoli di studio, prima ancora che con i risultati clinici raggiunti, la sfida ai concorsi universitari si combatte a colpi di reputazione. Sta accadendo all’Università di Padova, dove in ballo c’è un posto da professore di prima fascia a Ginecologia. La posta in gioco, però, sarà ancora più alta, perché il vincitore potrà, tra un paio d’anni, giocarsi la corona di direttore della Clinica ginecologica, una delle più prestigiose d’Italia. E così, anche se la commissione esaminatrice non è ancora stata nominata e soprattutto non sono ancora state aperte le buste con i nomi dei candidati, è già partita una guerra del fango contro gli aspiranti cattedratici. Perché i primi quattro nomi sono già usciti. E si tratta di nomi pesanti, sia come curriculum che dal punto di vista penale.
Tra i candidati figura il professor Massimo Franchi, direttore di Ginecologia in Azienda ospedaliero-universitaria di Verona e condannato a dieci mesi per falso ideologico a causa di un’irregolarità riscontrata durante un concorso per dirigente medica in cui l’unica candidata era la moglie. Poi c’è il professor Pietro Litta, licenzoato dall’Azienda ospedaliera di Padova dopo che la trasmissione «Petrolio» l’ha sorpreso mentre prospettava a una finta paziente di saltare la lista d’attesa dietro pagamento. Terzo contendente è il professor Guido Ambrosini, per cui si è aperto da un mese un processo per abuso d’ufficio per non aver fatto pagare alle sue pazienti le fecondazioni assistite quando era direttore del Centro di procreazione assistita a Padova. Infine il dottor Erich Cosmi, destinatario di una multa da 800 euro per guida in stato di ebbrezza. Nessuno di questi «intoppi» penali, per ora, risultano incompatibili con la candidatura ma si ripropone quanto già visto in passato in occasione di concorsi, quando in Rettorato, ma anche in Procura, sono stati presentati esposti più o meno anonimi per accusare i partecipanti di incompatibilità con le cariche o la commissione di scarsa obiettività. L’ultimo caso un mese fa, quando un professore di Dermatologia è finito sotto inchiesta per falso e abuso d’ufficio per non aver dichiarato di avere una relazione con l’unica candidata al concorso che lui stesso aveva provveduto a selezionare. Anche per quest’ultimo concorso di Ginecologia c’è stato un esposto, presentato dagli stessi candidati Ambrosini e Cosmi contro Franchi, in cui facevano presente il suo passato giudiziario. «Non c’è nessuna guerra: lavoriamo molto e saremo giudicati dai titoli. Noi abbiamo solo fatto presente i fatti», chiarisce Ambrosini. «E’ normale che i concorsi siano sempre oggetto di chiacchiere — commenta il professor Gianni Nardelli, direttore della Ginecologia di Padova — la nostra è una delle Cliniche più antiche e importanti d’Italia. Però non sono preoccupato: abbiamo commissioni che giudicano la qualità dei candidati e soprattutto abbiamo un rettore che deve validare tutte le scelte e che è garante della regolarità». A calmare le acque il rettore stesso, Rosario Rizzuto: «Negli ultimi tre anni abbiamo fatto 900 concorsi e la qualità dei vincitori è testimoniata dai risultati ottenuti. I Dipartimenti nominano commissioni autorevoli e prima di ratificare gli atti gli uffici ne controllano il rigore. In passato quando ci sono stati casi dubbi siamo intervenuti, ma questi sono solo allarmi ingiustificati».
Il rettore Rosario Rizzuto In passato, quando ci sono stati casi dubbi, siamo intervenuti subito, ma questi sono solo allarmi ingiustificati