Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cereser e la «pazzia» del bis «Le buche sulle strade non sono nè di destra nè di sinistra»
SAN DONA’ Il ragazzo d’oro del renzismo di 5 anni fa è diventato un amministratore che delle casacche politiche non sa bene cosa farsene, quando è alle prese con le rogne di ogni sindaco. Andrea Cerese non fa dell’ideologia un feticcio, come dimostrano le pistole ai vigili di notte (che piace alla destra) o il progetto WeGovNow: fondi europei per la sperimentazione di una piattaforma informatica di partecipazione diretta dei cittadini per interagire con le attività decisionali dell’amministrazione (molto grillino, si direbbe). E governa in territorio della Lega.
Sindaco, la sua avversaria Pilla non ha partecipato al confronto delle Acli. Aveva altri impegni, ma comunque sarebbe stato come se la Lega avesse invitato lei ad un faccia a faccia.
«Un confronto sarebbe stato utile e se anche lo organizzasse la Lega io ci andrei. Conta il fatto che i cittadini abbiano la possibilità di farsi un’idea dei candidati e delle loro proposte. Le Acli non hanno contiguità politica e io da loro sono un invitato»..
Perché i sandonatesi dovrebbero rieleggerla?
«Perché in 5 anni hanno avuto modo di apprezzare determinazione, serietà, impegno, competenza, capacità di dialogare con i cittadini e i comuni vicini, di avere un ruolo in Città metropolitana e perché siamo capofila di progetti europei».
Cosa vuole dire essere di centrosinistra in questa città?
«Mi capita di chiedere ai cittadini: la buca sulla strada è di destra o di sinistra? La risposta è che in ambito locale prevale la capacità di dare risposte. Sicurezza, una città tenuta bene, aziende competitive non hanno colore».
La prima cosa che farà se riconfermato?
«Un giro in bici per tornare con i piedi per terra dopo 11i lunghi mesi di campagna elettorale; un accordo con Regione e Città Metropolitana per la sistemazione definitiva del liceo Montale e l’avvio degli stati generali dell’economia del sandonatese».
Un pregio e un difetto della sua contendente?
«Il pregio, l’energia. Il difetto, l’inesperienza».
Una parola che riassume il sogno del suo programma? «Opportunità».
E una che descrive lei?
«Umano»
La cosa più pazza che ha fatto? «No, non il ritorno in bici da Monaco a San Donà. Ricandidarmi: è la seconda volta e so cosa mi aspetta».
Niente apparentamenti, strategie per vincere?
«Gli apparentamenti li faccio con cittadini, con gli orfani dei candidati esclusi: da dieci giorni parliamo con loro e sono contento dei riscontri».