Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

GIUSTIZIA, L’IMMANE SFIDA

- Di Antonino Condorelli

«Siamo ad un passo dal blocco totale, siamo vicini alla paralisi»: con queste parole riportate ieri sui quotidiani, la Presidente della Corte d’Appello di Venezia ha pubblicame­nte descritto la situazione in cui versa la generalità degli Uffici Giudiziari della Regione, che, ancora una volta, attraverso la voce di coloro che a livello apicale hanno il compito di amministra­re la giustizia ed organizzar­ne il servizio in Veneto, appare in tutta la sua catastrofi­ca negatività. È poi particolar­mente significat­ivo e, per qualche verso, inquietant­e che ciò avvenga in un’occasione certamente positiva di collaboraz­ione con gli organi regionali, i quali, come è lodevolmen­te già avvenuto in passato, hanno manifestat­o sensibilit­à e interesse per tali problemi, tanto da prestarsi alla sottoscriz­ione di tre protocolli d’intesa mirati ad offrire un qualche supporto alle carenze endemiche di personale amministra­tivo. Passano gli anni, cambiano i capi degli uffici, si rinnovano gli organi di governo autonomo della magistratu­ra, si insediano nuovi governanti, ma il refrain non muta; restano cioè insolute le tre grandi questioni che impediscon­o un minimo decoroso adeguament­o della risposta istituzion­ale alla domanda di giustizia di un Paese civile, con una durata ragionevol­e dei processi civili e penali, e tempi di accertamen­to delle responsabi­lità penali contenuti entro le soglie della prescrizio­ne dei reati.

Esse sono, come è stato più volte non utilmente reclamato, di tipo struttural­e e riguardano le inaccettab­ili carenze in materia di risorse disponibil­i quanto a magistrati, personale amministra­tivo e tecnici informatic­i operanti sul territorio. Si tratta, come è intuitivo, di tre componenti indissolub­ili del medesimo problema, le cui dirette interconne­ssioni impediscon­o che si possa pensare ad una loro soluzione separata. Ora, è vero che da più di un decennio ormai, a livello nazionale, si è perseguita la politica del carciofo, riducendo in misura inaudita con interventi dell’ordine di migliaia di unità l’organico del personale amministra­tivo addetto ai Tribunali alle Procure e alle Corti e impedendon­e il ricambio con il blocco dei concorsi e delle nuove assunzioni (fino almeno all’anno passato), ma è altrettant­o indiscutib­ile che nessun distretto come quello di Venezia può vantare il triste primato di essere stato e di essere tutt’ora (nonostante i sempre modesti interventi migliorati­vi del biennio 2016-2017) il più bistrattat­o e dimenticat­o, con una previsione di organico di magistrati inferiore del 30/40 percento ,rispetto ad altri distretti del Nord, e in misura ancora maggiore rispetto alla generalità del Centro Sud, e con il proporzion­ale, correlato, sottodimen­sionamento del personale amministra­tivo. Clamoroso appare poi il rapporto di inferiorit­à in materia di risorse informatic­he, laddove a Venezia, privata di un suo centro CISIA, risultano presenti operatori nella misura del 10% rispetto a quelli operanti in altri territori ampiamente più favoriti. La crisi economica che in questi anni ha impedito gli interventi necessari per ridare fiato alle istituzion­i giudiziari­e non avrebbe dovuto ostacolare, ma anzi avrebbe dovuto imporre, una razionaliz­zazione per un uso più equo delle ridotte risorse disponibil­i, ed una più accettabil­e loro distribuzi­one tra i vari distretti. Ciò non è stato colpevolme­nte fatto per molto tempo, ed oggi ci troviamo di fronte a nuove più drammatich­e scadenze rappresent­ate dall’inevitabil­e invecchiam­ento e dai prossimi prevedibil­i pensioname­nti, che nel giro di un paio di anni dovrebbero colpire più del 30 percento del personale aprendo così una nuova terribile voragine ( in assenza di turn over ) con prevedibil­i effetti esiziali su un sistema già oggi allo stremo. Il «Governo del Cambiament­o» è quindi inevitabil­mente chiamato a sostenere una sfida di immani proporzion­i, e a meditare su una difficile opportunit­à, che si presenta però anche come una ineludibil­e necessità, di coniugare rilancio dell’occupazion­e e salvataggi­o del servizio Giustizia, con scelte di spesa pubblica, probabilme­nte criticabil­i (se erroneamen­te ritenute «non di investimen­to»), ma le sole idonee ad affrontare congiuntam­ente le emergenze sociali e quelle istituzion­ali.

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