Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Pax fiscale», il nuovo condono vale in Veneto almeno 400 milioni
I dati delle Commissioni tributarie. E il nodo della «rottamazione» di Renzi
La «pace fiscale» con la chiusura delle cartelle esattoriali di valore inferiore ai 100 mila euro? La proposta avanzata due giorni fa dal vicepremier Matteo Salvini, vale in Veneto almeno 400 milioni di euro solo sul fronte del contenzioso fiscale. I numeri, le cifre e i dubbi degli esperti.
VENEZIA La «pace fiscale» con la chiusura delle cartelle esattoriali sotto i 100 mila euro? La proposta fatta dal vicepremier Matteo Salvini alla festa della Guardia di Finanza, proprio mentre il titolare del ministero dell’Economia, Giuseppe Tria, parlava della necessità di far saltar fuori dalla lotta all’evasione le risorse per abbassare le tasse solleva subito perplessità tecniche sulla sua applicabilità. Su una partita che vale in Veneto almeno 400 milioni di euro solo sul fronte del contenzioso fiscale, a giudicare dai dati 2017 delle Commissioni tributarie.
I dubbi di applicazione riguardano in prima battuta il conciliare la nuova eventuale misura con quanto già concordato tra contribuenti e fisco con la rottamazione voluta dal governo Renzi. Un’opportunità che, secondo l’Agenzia delle Entrate, in Veneto aveva suscitato fino alla primavera l’interesse di poco meno di 30 mila contribuenti. Ma quanti di questi riguardassero cartelle sotto i centomila euro non era stato ovviamente specificato. Come potrebbe impattare, nei loro percorsi di «pacificazione», l’attesa per una proposta che così com’è stata lanciata appare più vantaggiosa?
I dati di quanti contribuenti veneti, e per quale controvalore, potenzialmente potrebbero beneficiare dell’idea della «Pace fiscale» di Salvini non ci sono. È invece ampio il dettaglio del valore dei ricorsi davanti alle Commissioni tributarie, l’altro fronte interessato dalla Pace fiscale. «Che riguarda in prima battuta – sottolinea Michele Tiengo, vicepresidente della Camera degli avvocati tributaristi del Veneto - le cartelle a titolo definitivo, non chi sia in contenzioso. Ma il provvedimento toccherà anche questi contribuenti: come sempre, il provvedimento deve riguardare anche chi sia interessato da una controversia. Se si concede un premio a chi non mette in dubbio la richiesta del fisco non si può evitare di riconoscerlo a chi invece l’ha contestata, in una situazione quindi in cui la pretesa del Fisco non è certa».
E qui la partita economica in gioco in Veneto si aggira sui 400 milioni, sulla base dei dati 2017 delle Commissioni tributarie appena resi noti dal ministero dell’Economia. Così i nuovi ricorsi fino a centomila euro pervenuti lo scorso anno alle Commissioni tributarie regionali valgono 59 milioni di euro, 34 quelli giunti in appello alla Commissione regionale: in tutto 93 milioni. A questi vanno aggiunti i valori in gioco nei ricorsi invece definiti lo scorso anno dalle Commissioni provinciali e regionale: 78,8 e 47,2 milioni. Totale di imposte non versate, poco più di 220 milioni; valore che va di fatto raddoppiato, se alla cifra-base si aggiungono sanzioni e interessi. E si sale così ad oltre i 400 milioni.
Per inciso è interessante osservare anche che il Veneto, assieme alla provincia di Trento, è anche l’area italiana meno litigiosa in tema di fisco, con 0,98 contenziosi per mille abitanti, quando in Calabria si arriva a 7,9. A questo punto vale la pena di osservare gli esiti delle controversie nelle Commissioni provinciali venete. Su 478 ricorsi definiti nel 2017, quelli favorevoli al fisco sono stati 272 mentre le vittorie del contribuente hanno raggiunto quota 95. Però c’è un altro dato, pari a 59 unità, che presumibilmente si riferisce a conflitti risolti attraverso l’adesione alla precedente «rottamazione» delle cartelle. E vale per 4 milioni.
Certo, la nuova accelerazione di Salvini crea non poco disorientamento. «Se l’intenzione è di creare le premesse per ricucire i rapporti con il fisco – è il punto di vista di Carmen Pezzuto, consigliere dell’Ordine dei Commercialisti di Padova – il senso c’è. Ma oggi è molto difficile ragionare su un annuncio privo di elementi tecnici e su misure stabilite senza alcun confronto con le parti in causa. Come invece era avvenuto con molta serietà e non senza difficoltà nella precedente rottamazione». «Il provvedimento può anche avere un senso di fronte all’annunciata riforma fiscale della flat tax - aggiunge Tiengo -. Tutte le riforme in passato sono state precedute da manovre di questo tipo, proprio per chiudere quanto rimasto in sospeso, visto il successivo cambio di regole. Un primo punto è vedere quanto l’Europa ce lo permetterà sulla parte del fisco, l’Iva, soggetta a regole comunitarie: l’Italia su soluzioni simili – possibili solo per la parte Iva in contenzioso - è già stata multata in passato. E poi sul piano generale il limite, ovviamente, è che ancora una volta viene premiato chi non paga».
Pezzuto Bene se si ricuce il rapporto con il Fisco Ma è tutto da chiarire
Tiengo Può avere senso legato alla riforma Ma si premia chi non paga