Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il caso nelle procure (che prendono tempo) «Abbiamo il dovere di valutarne gli aspetti»

- Roberta Polese Milvana Citter

PADOVA Promettere sconti a donne sole, pensionate o con qualche problema economico. Niente di più facile, in questi tempi di crisi e precariato. «La fabbrica delle bugie» è l’inchiesta pubblicata ieri dal Corriere del Veneto che ha spiegato come sia facile trasformar­e il sogno di fare acquisti a prezzi stracciati, in un incubo: una carta che dovrebbe consentire sconti nelle aziende venete, ma che nasconde l’obbligo di un acquisto da quasi tremila euro.

La vicenza potrebbe interessar­e

anche le procure di Padova e Treviso. Nella Marca ha infatti sede legale la Casaconven­ienza Group srls, che arruola telefonist­i per il call center e prende appuntamen­ti per regalare la carta-sconti, ma è a Padova, in via Pelosa, che ha il suo quartier generale.

Il procurator­e capo di Padova, Matteo Succilli, ieri ha detto di voler approfondi­re alcuni aspetti prima di avviare un’indagine. Sulla carta non è difficile individuar­e i profili illeciti dei meccanismi messi in atto, «ma la procura ha il dovere di valutare numerosi aspetti» ha affermato.

Anche a Treviso si va coi piedi di piombo, ma non si nega un interesse ai fatti descritti. «Aprire un fascicolo sulla base di un articolo di giornale non è prassi, perché le notizie a volte possono essere fuorvianti. Sicurament­e

Il procurator­e dice di voler approfondi­re quanto emerso dall’inchiesta

Qui Treviso

Il procurator­e vuole capire se gli eventuali reati siano commessi a Treviso o a Padova

però, verificher­ò se ci sono denunce per truffa a carico di questa società, già depositate nei nostri uffici». A parlare è il procurator­e della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa che interviene sul presunto caso di «truffa del catalogo».

Nel capoluogo della Marca, ha la sua sede legale Casaconven­ienza Group Srl, in via Borin 48, la società che opera attraverso il call center. Anche se di fatto, a quell’indirizzo c’è solo uno studio di consulenza che offre servizi a diverse aziende. «Non so nulla della vicenda e dovrò verificare – precisa Dalla Costa - però non è detto che la procura di Treviso sia deputata a occuparsi di questa vicenda. Perché il reato di truffa, tecnicamen­te si concretizz­a non necessaria­mente dove c’è la sede dell’azienda ma dove vengono incassati i proventi della stessa. Quindi sarà necessario ricostruir­e il percorso del denaro per stabilire la competenza territoria­le e quindi la procura interessat­a».

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