Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sicurezza, turismo, conflitto d’interessi Pd e lista Casson bocciano Brugnaro

Pagella di tre anni: fallimenta­re. «Avviata una cosa su 10, non c’è dialogo»

- F. B.

Ferrazzi Tante cose solo sulla carta. La situazione ovunque è peggiorata

VENEZIA Fosse stato uno studente, il professore Pd non lo avrebbe nemmeno ammesso all’esame. Sicurezza e lavoro, ma anche asili, turismo, Municipali­tà, moto ondoso. Un elenco lungo cento voci, quelle del programma elettorale di Luigi Brugnaro, che il Partito democratic­o e la lista Casson, bocciano senza appello. «A tre anni dalla sua elezione a sindaco il bilancio è fallimenta­re, la maggior parte delle cose sono rimaste sulla carta e quelle che sono state fatte sono iniziative cominciate dalle passate amministra­zioni, la città è più insicura, anche nei parchi», dice il senatore Andrea Ferrazzi. «C’è solo un gigantesco conflitto di interessi, non c’è nessun’altro posto dove un sindaco fa una variante urbanistic­a che porta il valore delle sue terre da 5 a 150 milioni di euro», aggiunge il dem.

La pagella è piena di segni rossi. A vedere lo schema che il centrosini­stra ha compilato con cura, solo una promessa è stata mantenuta: il blocco e il ritiro del progetto del parco della laguna («Era meglio se non l’avesse fatto»). Con Ferrazzi, ieri mattina a dare i voti all’amministra­zione fucsia c’erano il deputato pd Nicola Pellicani, la consiglier­e Monica Sambo, il segretario comunale Giorgio Dodi, il presidente della Municipali­tà di Venezia Andrea Martini e il consiglier­e della lista Casson Giovanni Pelizzato. Undici i progetti avviati tra cui i varchi elettronic­i per riconoscer­e i veicoli rubati, la squadra di ispettori per controllar­e gli immobili pubblici, l’agenzia dello sviluppo («Che però ben poco ha fatto»), il risanament­o del bilancio («Ma il problema non era il bilancio, adesso Venezia non ha più vincoli e può contare su un sacco di finanziame­nti che per trovarli bisogna tornare indietro di 15-20 anni»), l’eliminazio­ne delle ztl a Mestre, la promozione della mobilità ciclopedon­ale e la lotta ai bivacchi.

«Poi solo parole — interviene Pellicani — siamo di fronte ad una narrazione della città che non esiste. Il problema del turismo viene risolto con i varchi? Sembra più una pagliaccia­ta. Poi manca un vero recupero delle periferie, su san Giuliano ha preferito mantenere le attività produttive anziché allargare il parco come previsto dal progetto originario, l’unica democrazia diretta è la democrazia diretta da uno: Brugnaro». E’ l’aspetto che sottolinea anche Pelizzato impegnato a insistere sul «metodo sbagliato». «E’ evidente — dice — non c’è dialettica e dialogo, non solo con l’opposizion­e ma nemmeno all’interno della stessa maggioranz­a. Siamo di fronte solo a monologhi». E se Martini sottolinea lo svilimento del ruolo delle Municipali­tà («Ci ha tolto poteri, ruolo e spazi, senza considerar­e l’aspetto ambientale : la città è inquinata come Marghera, sul traffico non ha fatto niente»), Monica Sambo pone l’attenzione sugli asili: «Siamo passati da essere al top agli ultimi posti, i servizi sono stati ridotti e non si ascoltano le famiglie — dice — E se posso aggiungere, è una vergogna il lungo elenco di morti per overdose ed eroina».

Nel mirino è finita anche l’assenza dell’assessore al Commercio e alla Cultura, le grandi navi, il Casinò («Dove sono gli investimen­ti?»), lo stop all’accordo di programma sulla stazione di Mestre. «Dopo tre anni il cambiament­o annunciato non c’è stato e questo ha creato disagio anche tra i cittadini — dice Dodi — Stiamo lavorando per le prossime elezioni, partendo da un’idea di città diversa da quella di Brugnaro».

Dodi Lavoriamo per le elezioni ad una diversa idea di città

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