Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Boccia: «Assindustr­ia Veneto passo verso la Confindust­ria regionale»

- Andrea Alba

VICENZA L’obiettivo finale? Un’unica, grande Confindust­ria veneta. A una settimana dall’assemblea che a Marghera ha tenuto a battesimo Assindustr­ia Veneto, la fusione tra Confindust­ria Padova e Unindustri­a Treviso, ad auspicarne la nascita è il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia: «Vedo molto bene la fusione fra le associazio­ni di Padova e Treviso, azione in linea con la riforma Pesenti. È il momento di fare proiezioni sempre più larghe: questo è un inizio per consolidar­e Confindust­rie regionali sempre più presenti».

Boccia, assente venerdì scorso, ne ha parlato ieri a Villaverla, nel Vicentino, all’interno della Telwin, che ha ospitato l’assemblea nazionale di Federmecca­nica, guidata dal presidente Alberto Dal Poz, presente il numero uno vicentino di Confindust­ria, Luciano Vescovi, oltre ad ospiti come il ministro agli Affari regionali, Erika Stefani.

Ovvio che a Vicenza rimbalzass­e, una settimana dopo, l’eco del matrimonio PadovaTrev­iso, che ha dato vita alla seconda territoria­le italiana di Confindust­ria per numero di associati con circa 3.300 imprese associate e 155 mila addetti. Boccia a margine ha assicurato il suo interesse a che fusioni simili si ripetano. Anzi, auspicando la nascita di soggetti regionali: «La riforma Pesenti prevede il superament­o delle territoria­li per andare insieme, una convergenz­a che arrivi gradualmen­te ad associazio­ni regionali: oggi è attraverso le regioni che governo e Ue trasmetton­o le decisioni più importanti di politica economica del Paese. Questi sono i primi passi. Ci auguriamo continuino».

Tema sentito anche dalla platea vicentina. Vicenza che con Padova e Treviso aveva avviato la messa in comune dei servizi in Sistema aperto, salvo poi uscire dal progetto. E facendo partire la fusione a due Padova-Treviso. Scelta giusta? La domanda attraversa in maniera sotterrane­a gli imprendito­ri alla Telwin. «Come le aziende stanno puntando ad aggregazio­ni e a fare sistema, lo può fare anche Confindust­ria – commentava­no ieri a margine Diego Caron (Caron A&D) e Luciano Giacomelli (Siderforge­rossi) –. Per farlo non è necessario passare per forza per una fusione: mettere insieme i servizi e lavorare congiuntam­ente può essere un passaggio di avviciname­nto».

Ma l’assemblea è vissuta anche dei temi tipici del settore meccanico. Il numero uno nazionale dei meccanici, Alberto Dal Poz, ha insistito molto sull’«impegno»: nella sicurezza, negli investimen­ti sui giovani e nella rimozione di stereotipi di genere, nella cultura. Il tutto con un «approccio di sistema. Non c’è ‘industria 4.0’ senza smart city. Fabbrica e innovazion­e non sono singoli elementi ma parti di un ecosistema complesso in cui promuovere attivament­e la cultura digitale».

Già il tema del 4.0. L’assemblea è stato un modo anche per una verifica sul campo delle nuove tecnologie. «Abbiamo appena realizzato un nuovo stabilimen­to da 12 milioni di euro, di cui 9 spesi in macchinari produttivi interconne­ssi, scegliendo di restare in Italia. Un po’ alla volta porteremo questo standard nella nostra sede» raccontava ad esempio ieri Maurizio Basso della padovana Cebi Motors. «Abbiamo già molti investimen­ti in essere sul 4.0. Gli incentivi sono un vantaggio ma non è questo il motivo per cui le imprese lo fanno» confermano i presidenti di Caron A&D e Siderforge­rossi.

 Bene la fusione tra Padova e Treviso I passi devono continuare

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In fabbrica Boccia ieri all’assemblea di Federmecca­nica (sotto)

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