Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Boccia: «Assindustria Veneto passo verso la Confindustria regionale»
VICENZA L’obiettivo finale? Un’unica, grande Confindustria veneta. A una settimana dall’assemblea che a Marghera ha tenuto a battesimo Assindustria Veneto, la fusione tra Confindustria Padova e Unindustria Treviso, ad auspicarne la nascita è il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «Vedo molto bene la fusione fra le associazioni di Padova e Treviso, azione in linea con la riforma Pesenti. È il momento di fare proiezioni sempre più larghe: questo è un inizio per consolidare Confindustrie regionali sempre più presenti».
Boccia, assente venerdì scorso, ne ha parlato ieri a Villaverla, nel Vicentino, all’interno della Telwin, che ha ospitato l’assemblea nazionale di Federmeccanica, guidata dal presidente Alberto Dal Poz, presente il numero uno vicentino di Confindustria, Luciano Vescovi, oltre ad ospiti come il ministro agli Affari regionali, Erika Stefani.
Ovvio che a Vicenza rimbalzasse, una settimana dopo, l’eco del matrimonio PadovaTreviso, che ha dato vita alla seconda territoriale italiana di Confindustria per numero di associati con circa 3.300 imprese associate e 155 mila addetti. Boccia a margine ha assicurato il suo interesse a che fusioni simili si ripetano. Anzi, auspicando la nascita di soggetti regionali: «La riforma Pesenti prevede il superamento delle territoriali per andare insieme, una convergenza che arrivi gradualmente ad associazioni regionali: oggi è attraverso le regioni che governo e Ue trasmettono le decisioni più importanti di politica economica del Paese. Questi sono i primi passi. Ci auguriamo continuino».
Tema sentito anche dalla platea vicentina. Vicenza che con Padova e Treviso aveva avviato la messa in comune dei servizi in Sistema aperto, salvo poi uscire dal progetto. E facendo partire la fusione a due Padova-Treviso. Scelta giusta? La domanda attraversa in maniera sotterranea gli imprenditori alla Telwin. «Come le aziende stanno puntando ad aggregazioni e a fare sistema, lo può fare anche Confindustria – commentavano ieri a margine Diego Caron (Caron A&D) e Luciano Giacomelli (Siderforgerossi) –. Per farlo non è necessario passare per forza per una fusione: mettere insieme i servizi e lavorare congiuntamente può essere un passaggio di avvicinamento».
Ma l’assemblea è vissuta anche dei temi tipici del settore meccanico. Il numero uno nazionale dei meccanici, Alberto Dal Poz, ha insistito molto sull’«impegno»: nella sicurezza, negli investimenti sui giovani e nella rimozione di stereotipi di genere, nella cultura. Il tutto con un «approccio di sistema. Non c’è ‘industria 4.0’ senza smart city. Fabbrica e innovazione non sono singoli elementi ma parti di un ecosistema complesso in cui promuovere attivamente la cultura digitale».
Già il tema del 4.0. L’assemblea è stato un modo anche per una verifica sul campo delle nuove tecnologie. «Abbiamo appena realizzato un nuovo stabilimento da 12 milioni di euro, di cui 9 spesi in macchinari produttivi interconnessi, scegliendo di restare in Italia. Un po’ alla volta porteremo questo standard nella nostra sede» raccontava ad esempio ieri Maurizio Basso della padovana Cebi Motors. «Abbiamo già molti investimenti in essere sul 4.0. Gli incentivi sono un vantaggio ma non è questo il motivo per cui le imprese lo fanno» confermano i presidenti di Caron A&D e Siderforgerossi.
Bene la fusione tra Padova e Treviso I passi devono continuare