Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I NEMICI VENETI DEL MERCATO
Ha passato qualche anno in galera, è imputato in ogni genere di reato civile e penale in altra causa, è braccato da ogni magistratura per almeno tre altre vicende. Fosse la stessa persona, sarebbe un gran delinquente. In ogni caso, è quella parte d’Italia dove c’è stato lo scandalo del Mose, il fallimento fraudolento di due Popolari, l’inchiesta dell’Antitrust per la gara mai fatta nel trasporto ferroviario. Per finire, la sequela di ricorsi al Tar e alla Corte dei Conti, di denunce alla magistratura ordinaria, il tutto nel un caso più unico che raro anche in Italia: dove tutti si dice che bisogna privatizzare, in Asco si «ripubblicizza». Chiariamo subito e bene: non è il Veneto. Ossia: in un Veneto di imprese e mercati, in una terra di imprese internazionalizzate e di mercati grandi quanto il mondo, fa proprio specie che ci sia un pezzo di Veneto che fa carte false con il mercato e si riduce ad un orto di malaffare. Fa proprio specie che nulla abbia insegnato la vicenda delle Popolari, dove le strade erano due, mica una: aprire al mercato, diventare Spa, quotarsi in borsa, come ha fatto la Popolare di Verona, oggi con BPM terza banca d’Italia; oppure «chiudersi al mercato» e spalancare le porte ai due grandi fallimenti bancari con la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. «Chiariamo poi altrettanto bene e fin da subito: non è questione di «manette». Non è questione di giustizialismo. Non ci appassiona la caccia al ladro.
Anche perché non evita il maltolto, ossia la distruzione di risorse che il reato ha comunque consumato. Vorremmo che il pescecane rimanesse all’asciutto, senz’acqua. Vorremmo che le regole fossero una regola. Per questo diciamo che, se c’è una regola, sia quella di mercato.
Un mercato libero, aperto, uguale. E ciò mica per atto di fede, ma semplicemente per evitare altri disastri. Ad esempio: chi è meno giovane ricorderà i panettoni e le brioches di Stato, finite in quel gran mare che è il nostro debito pubblico.
Vuoi vedere che è adesso è il tempo del «gas di municipio»? Tutto questo accade quando il mercato sta selezionando grandi imprese nazionali e multinazionali, da cui il Veneto, il Veneto delle «municipalizzate», rischia in questo modo di essere messo ai margini ed escluso.
Certo: un mercato libero, aperto, uguale, mica è roba da poco. Chiede molto, come ben sa chi sta sul mercato, in testa o in fondo alla fabbrica, all’impresa. Ma dà anche molto, come dicono alcuni «numeri» del Veneto.
In ogni caso, non c’é azienda, in Veneto e in Italia, che possa contare su un esclusiva esclusione dal mercato di dieci anni più cinque come quella concessa alla più statale delle aziende di Stato, ossia Trenitalia, da parte Regione del Veneto.
Ecco: c’è un’indagine aperta dall’Antitrust. Si è data un anno di tempo. Perché non costituirci come parte civile a nome e per conto di quella società civile che giorno dopo giorno sta sul mercato e non ne vuol più sapere di chi si fa beffe del mercato?