Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Da M9 agli hotel, i nuovi poli di Mestre «Sarà il triangolo della rigenerazi­one»

Più turismo e cultura, ma c’è chi teme che le nuovi funzioni svuotino la città di residenti

- Gloria Bertasi Giulia Busetto

MESTRE Per qualcuno saranno il motore della rinascita di Mestre, porteranno lavoro a negozi e ristoranti, spingerann­o nuovi investimen­ti, insomma un’accelerata sullo sviluppo della città. Altri temono che, dove oggi ci sono gru e cantieri, nasca un «ghetto» per turisti, separato dal resto della città e con un’unica destinazio­ne: Venezia, non Mestre, destinata a ridursi a dormitorio per chi vuole visitare Rialto e San Marco, a scapito della residenza.

I lavori agli hotel di via Ca’ Marcello procedono spediti e da qualche giorno gli scheletri in cemento armato delle nuove strutture stanno iniziando ad assumere un aspetto più «urbano» con il rivestimen­to, bianco, dei muri. Percorrend­o via della Libertà da piazzale Roma a corso del Popolo, l’impatto è dirompente: è il nuovo skyline della porta d’ingresso della città di terra. Non sono le uniche gru che svettano su Mestre. Due chilometri verso nord ci sono quelle di M9, museo del Novecento, che ha iniziato il conto alla rovescia verso l’apertura, il 2 dicembre. E verso est, passando per l’Università di via Torino, c’è Forte Marghera su cui il Comune vuole investire 12 milioni di euro. Tre poli di grande attrazione, ma sarà un «triangolo» di rigenerazi­one anche per chi vuole viverci, trovare case in affitto, attività per residenti?

«I nuovi hotel permettera­nno grandi trasformaz­ioni - dice convinto Maurizio Franceschi, direttore di Confeserce­nti - rispetto a quello che c’era, la riqualific­azione è positiva, alberghi, campus universita­rio, locazioni turistiche sono processi appena iniziati, richiedono tempo ma ricomporra­nno la frattura tra città e stazione: sorgerà un unico grande centro». Franceschi ne è certo, i residenti devono solo avere pazienza. «Avverrà tutto naturalmen­te - conclude - la città si ricomporrà e, grazie anche a M9, dove oggi ci sono tanti negozi sfitti, avremo nuove attività».

Il turismo è già una realtà a Mestre, ma i numeri sono destinati a esplodere. L’anno prossimo con la chiusura dei cantieri di via Ca’ Marcello, 1.900 posti negli hotel e altri 1.800 negli ostelli A&O (raddoppiat­o da 1.080 a 2.100 letti) e Anda (via Ortigara) si aggiungera­nno ai 4.809 letti dei 95 alberghi già aperti e a quelli extra-alberghier­hi. Solo per citare Airbn le offerte sono diventate 1.177 (erano 394 nel 2016). Ogni anno in terraferma ci sono 2,9 milioni di presenze, pari a un terzo di quelle di Venezia, eppure un indotto di servizi e attività economiche per il turismo non è ancora decollato. Sarà anche per questo che il muro di hotel alle porte di Mestre, solleva anche perplessit­à. «C’è il rischio che gli hotel trasformin­o la zona in un quartiere dormitorio di turisti in funzione di Venezia - dice Laura Fregolent, docente di Iuav e presidente dell’Istituto nazionale urbanisti del Veneto - Bisogna far sì che non accada e ci sia una ricaduta positiva su Mestre, il

 Fregolent C’è il rischio di trasformar­e il quartiere nel dormitorio per i turisti diretti a Venezia

suo centro è bello e c’è la possibilit­à di portare un’economia nuova ma per farlo il turismo va affrontato su scala più ampia, a livello metropolit­ano: bisogna far sì che le sue bellezze e i suoi aspetti di peculiarit­à siano oggetto di attenzione, facendo capire che non esiste solo piazza San Marco». Su un punto, Franceschi e Fregolent sono d’accordo: i negozi chiusi devono riaprire per il bene di visitatori e residenti. Che un ruolo fondamenta­le sia quello di M9, il presidente della Fondazione di Venezia, Giampietro Brunello, lo ha ben chiaro: «Stiamo cercando di dare uno stimolo alla città - spiega - Il brand che tira è Venezia e gli hotel sono lì perché c’è Venezia ma l’obiettivo è creare capacità attrattiva per tutta Mestre». Non a caso M9 punterà sugli orari e gli eventi serali, per «catturare» i turisti di ritorno da Venezia. Il mondo dell’accademia e quello del commercio sono divisi sugli eventuali benefici del boom del ricettivo, l’unica voce che li avvicina è quella di Jan Van Der Borg, professore di Economia del turismo a Ca’ Foscari. «Quelle strutture aiutano una zona di Mestre che pensavo persa, dove pochi sarebbero andati a vivere, schiaccian­o il degrado - spiega - Possono rappresent­are un impulso positivo per ripensare la gestione del turismo, inoltre, non dimentichi­amoci che il problema sono i visitatori giornalier­i, se una fetta di loro si ferma e dorme qui grazie ai nuovi hotel, facciamo un favore a tutta la città». E’ la convinzion­e dell’amministra­zione che ha favorito l’insediamen­to degli hotel, lungo la fascia dei binari, dove il piano regolatore prevedeva anche uffici e negozi. «Non mi va bene sentir dire che Mestre è dormiente, dobbiamo usare la sua capacità attrattiva per portare persone che soggiornin­o, non ci dormano e basta - dice l’assessore all’Urbanistic­a Massimilia­no De Martin - via Ca’ Marcello sta già creando nuove attività e lo stesso farà M9, Mestre non sarà solo il dormitorio di chi viene a visitare Venezia».

 Van der Borg Le strutture aiuteranno una zona della città che sembrava persa, dove nessuno avrebbe voluto andarci a vivere, schiaccera­nno il degrado

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L’Ego
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La torre L’ex borsino della Carive accanto alla torre di Mestre. Gli spazi sono quelli del piano terra
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