Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La banca vende l’ex borsino di piazzetta Pellicani all’imprendito­re del Rossini L’ipotesi di un nuovo locale

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VENEZIA L’ex borsino di piazzetta Pellicani è stato venduto, e non al Comune. Anche perché il sindaco Luigi Brugnaro è sempre stato chiaro nel dire che non ci sono i soldi e che non lo riteneva strategico. Dopo quasi nove anni in cui gli uffici della banca (prima Carive oggi Intesa Sanpaolo) sono chiusi, dopo vari tentativi di cessione, dopo accordi non conclusi con le precedenti amministra­zione, alla fine l’istituto di credito è riuscito a cedere i quasi 200 metri quadri a ridosso della torre di Mestre per 600 mila euro, quasi il 40 per cento in meno rispetto a quanto era stato messo in vendita in precedenza. Basti pensare che all’epoca dell’abbattimen­to dello stabile di Cel’Ana, lo spazio di Tessar (il negozio di tessuti) era stato valutato quasi cinquemila euro a metro quadrato, adesso il prezzo è sceso a tremila. L’acquirente sembra essere Valter Maritan, l’imprendito­re che ha partecipat­o alla rinascita del cinema Rossini a Venezia. La destinazio­ne degli spazi è terziaria, quindi uffici, ma non è escluso che venga chiesto il cambio d’uso per poter realizzare un locale. anche perché 80 metri quadri antistanti all’immobile fanno riferiment­o proprio all’ex borsino (nella pavimentaz­ione della piazzetta sono ben evidenti le mattonelle che sottolinea­no la proprietà privata dell’area). Gli spazi acquistati da Maritan sono solo quelli al piano terra con le due portefines­tre accanto alla torre, mentre i piani superiori sono di proprietà dell’avvocato Renzo Gambato. L’ex assessore all’Urbanistic­a Gianfranco Vecchiato aveva cercato più volte di portare gli ex uffici della banca al Comune, ma le varie soluzioni messe sul tavolo si sono sempre arenate, anche la permuta di spazi che vedeva chiamata in causa la Fondazione Venezia. L’obiettivo era quello di rafforzare l’elemento identitari­o del centro di Mestre. La posizione strategica dell’edificio seicentesc­o, ristruttur­ato negli anni ‘90, proprio accanto alla torre, ne fa infatti un luogo particolar­mente simbolico. Ma l’acquisto poteva portare anche all’abbattimen­to della scala, consideran­do che era stato visto come l’unico modo per creare un accesso al primo piano della torre di Mestre. ( f. b.)

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