Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ferrazzi lascia Ca’ Farsetti e Ca’ Corner. Entrano Rosteghin e Follini
VENEZIA Le aveva promesse in campagna elettorale, tempo di insediarsi a Palazzo Madama e sono arrivate. Domani il senatore pd Andrea Ferrazzi presenterà le proprie dimissioni da consigliere comunali e quindi anche da consigliere metropolitano («Un ente fermo, al contrario di quanto succede a Bologna o Milano» ). «Non faccio altro che rispettare quanto detto — spiega —Credo che, a due anni dal voto in Comune, sia il momento di aprire una nuova fase che veda un allargamento a tutti i riformisti per il rilancio di Venezia». Il pensiero va anche al suo successore a Ca’ Corner, il socialista Andrea Follini. «Sosterrò Venezia come ho sempre fatto, da domani ancor di più grazie al mio nuovo ruolo di capogruppo Pd nella commissione territorio — precisa Ferrazzi — Per me vale la logica: un posto e una persona, previsto fra l’altro anche dallo statuto del Pd per cui è incompatibile la doppia presenza in assemblee elettive. Sono grato ai circoli e a tutti coloro che mi hanno sostenuto nell’elezione». C’è da dire infatti che la sua candidatura era stata sostenuta anche dagli «orlandiani» che oggi vedono capitalizzato quell’appoggio con l’entrata in consiglio comunale di Emanuele Rosteghin. «E’ chiaro che i due impegni, non fosse altro per questioni di tempo non sono compatibili — spiega il neo senatore — l’impegno a Roma è compreso soprattutto tra martedì e giovani, quando sono racchiusi anche le commissioni e il consiglio comunale a Venezia. Ho la coscienza a posto per quello che ho fatto, continuerò a lavorare per il bene di Venezia senza mai pregiudiziali». Rimane consigliere comunale invece Nicola Pellicani, eletto nelle file della lista Casson e oggi democratico. «La mia situazione è diversa, ho sempre lavorato per un gruppo unico ma i tentativi non hanno avuto esito, se mi dimettessi non entrerebbe un consigliere pd ma della lista civica», spiega. Nel partito intanto rimane in sospeso la segreteria metropolitana vacante dal 5 marzo dopo le dimissioni di Gigliola Scattolin. Domani l’assemblea metropolitana dovrà eleggere la reggenza e il nome che gira in area renziana è quello di Bruno Pigozzo, vicepresidente del consiglio regionale. Una figura di garanzia: per statuto, un consigliere regionale non può infatti essere segretario e dunque lui è al di sopra del sospetto di voler usare la reggenza come trampolino per candidarsi segretario al prossimo congresso. Sulla forma di questa coordinamento si fanno varie ipotesi: un comitato di reggenza intorno a Pigozzo che rappresenti le correnti e i territori o, in alternativa, un coordinamento collegiale con tre o quattro persone tutte pari grado. La mediazione spuntata nelle ultime ore di trattativa parrebbe un reggenza collegiale ma con un portavoce, soluzione che eviterebbe di dover tenere una riunione per ogni minima decisione, dai manifesti alle mail. Renziani e orlandiani sono d’accordo nell’auspicare una soluzione unitaria per garantire la ripartenza del Pd dopo la sconfitta alle politiche. La data del congresso la si saprà a luglio, quando si riunirà l’assemblea nazionale: potrebbe essere in autunno o nel 2019, dopo le Europee.
I dem Domani l’assemblea metropolitana dovrà eleggere il reggente