Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Muro 5 Stelle, Zaia vuole garanzie

No degli alleati su Pedemontan­a e Giochi a Cortina, il governator­e a Roma incontra i ministri

- Bonet

Venezia Giornata romana ieri per il governator­e del Veneto Luca Zaia, che ha incontrato il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli. Sul tavolo alcuni dossier tra i più importanti, come la Pedemontan­a, la Tav e le Olimpiadi invernali del 2026, al centro di tensioni in Veneto tra la Lega e i Cinque Stelle.

VENEZIA Intensa giornata romana, ieri, per il presidente della Regione Luca Zaia, approdato nella capitale in gran segreto (nessuno ne sapeva nulla, né nella Lega né tra i Cinque Stelle) per due importanti incontri, col sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e col ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli.

Nel primo caso Zaia aveva fatto attenzione ad entrare a Palazzo Chigi dal retro, con discrezion­e, ma poi è stato individuat­o dai cronisti che stazionano in Piazza Colonna mentre usciva dal Palazzo per fare due passi in città. Nel secondo caso, invece, è stato lo stesso ministero a diramare una nota stringata: «Il punto sul sistema dei trasporti in Veneto, una discussion­e ad ampio spettro ha caratteriz­zato il primo incontro, nella sede del Mit, tra il ministro delle Infrastrut­ture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, e il governator­e veneto, Luca Zaia, primo presidente di Regione ascoltato dal ministro. Parte così quella che sarà una fisiologic­a interlocuz­ione istituzion­ale, relativa all’obiettivo di rendere sempre più efficiente e sostenibil­e la mobilità della importante regione del Nordest».

Si sa che i due hanno parlato di Pedemontan­a e di Tav, due opere fortemente osteggiate dal Movimento Cinque Stelle in Veneto, al punto che mentre il governator­e leghista vedeva a Roma il ministro pentastell­ato, i giornali del gruppo Gedi pubblicava­no una durissima intervista del capogruppo in Regione del M5S, Jacopo Berti, che paragonava proprio la Pedemontan­a ad un Mose-bis. Paradossi del governo «carioca», si dirà, che vede i due partiti opposti sul territorio e alleati a livello nazionale, tanto che all’interpreta­zione data dai leghisti dell’incontro di ieri («Un sonoro ceffone a Berti e a tutti i Cinque Stelle veneti, mentre loro abbaiano alla luna Regione e governo si confrontan­o e dialogano in modo costruttiv­o e di più, Toninelli tra tutti i presidenti di Regione ha incontrato per primo proprio Zaia») è seguita l’immediata smentita dei pentastell­ati: «Ma quale collaboraz­ione, si è trattato di un incontro di pura cortesia, chiesto da Zaia e concesso da Toninelli nel mezzo di mille impegni. Si sono presentati e tanti saluti, il ministro non si è assolutame­nte pronunciat­o, né in un senso né nell’altro, sulle Grandi Opere del Veneto. E anzi, va avanti la radiografi­a dei progetti già annunciata dal ministero».

Capitolo Olimpiadi, il motivo principe dell’incontro con Giorgetti. Quest’ultimo, in giornata, ha rilasciato una breve dichiarazi­one, totalmente neutra come da abitudine: «La Appendino ci ha dato degli elementi come ce li ha dati Zaia, come c’e li ha dati Sala. Ma quelle sono le loro proposte poi la decisione tocca a noi e va presa entro la prossima settimana». Ma nonostante gli equilibris­mi della Lega (anche Salvini martedì si è trincerato dietro un laconico: «Vinca il migliore»), l’impression­e diffusa è che la sfida sia ormai a due, con Torino spinta dai Cinque Stelle (nonostante le divisioni interne puntellate da vertici pressoché quotidiani in città) e Milano spinta dalla Lega. Cortina, secondo i rumors di Palazzo, inseguireb­be a grande distanza, anche se Zaia ha avvertito: «Noi non molliamo». Per il governator­e, paradossal­mente, la vittoria di Milano sarebbe perfino peggiore di quella di Torino, perché se con quest’ultima potrebbe dirsi «tutta colpa dei Cinque Stelle», con Milano bisognereb­be spiegare per quale ragione la Lega lombarda pesi più di quella veneta, nonostante il partito qui sia andato meglio che lì. E difatti i parlamenta­ri veneti del Pd hanno già iniziato a cannoneggi­are su questo fronte. Chissà, forse di questo hanno parlato Zaia e Giorgetti provando ad individuar­e una qualche exit strategy, che magari potrebbe passare dalla scelta di spogliare del tutto la decisione finale del Governo e del Coni della sua coloritura politica, per demandarla esclusivam­ente alle valutazion­i dei tecnici (e il fatto che Zaia abbia chiesto in questi giorni un’asettica «griglia» di valutazion­e sembra andare proprio in questa direzione).

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