Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ricatti sessuali in Regione ai dipendenti precari Sospeso alto funzionari­o

Avance a dipendenti precari in cambio di «garanzie». Lui nega tutto

- Di Alberto Zorzi

VENEZIA Il primo si è presentato a fare denuncia nei mesi scorsi nella struttura interna che raccoglie questo tipo di cari, per alcune «avance» sgradite risalenti al 2017. Poi però si sono aggiunte una seconda, una terza e infine una quarta vittima e la procura ha accelerato i tempi. E così martedì, dopo l’interrogat­orio del giorno precedente – che si era però concluso con un nulla di fatto, vista la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere –, il gip di Venezia Barbara Lancieri ha accolto la richiesta di interdizio­ne formulata dal pm Giorgio Gava e ha sospeso per quattro mesi dal servizio un alto funzionari­o della Regione Veneto, accusato di violenza sessuale e di tentata concussion­e. Secondo l’accusa, l’uomo, che sarebbe vicino alla pensione, avrebbe molestato alcuni dipendenti regionali che avevano dei contratti a tempo o comunque che erano precari, toccandoli nelle parti intime con gesti repentini, senza che loro potessero fare nulla per opporsi. Poi li avrebbe ricattati sostenendo che, se avessero riferito quello che era successo o se si fossero sottratti ad altri approcci sessuali analoghi, avrebbe fatto di tutto per impedire che fossero assunti, mentre avrebbe invece assicurato un aiuto alla carriera per chi «ci fosse stato». Una pratica che, a sentire i denunciant­i, durava da anni, tanto che un episodio risalirebb­e al 2011, cioè a sette anni fa.

Il dirigente, che è difeso dall’avvocato lagunare Patrizia Vettorel, ha deciso di non rispondere al giudice: in primo luogo perché è ancora sconvolto dall’essersi ritrovato coinvolto in una vicenda così scabrosa; inoltre perché in questa fase conosce solamente il capo d’imputazion­e e non tutti gli atti dell’inchiesta. E’ molto probabile dunque che il legale farà ricorso al tribunale del riesame non solo per chiedere l’annullamen­to della misura cautelare, quando piuttosto per poter accedere al fascicolo e vedere, in primis, il testo integrale delle denunce delle presunte vittime delle molestie. Di fronte all’avvocato, però, ha fortemente negato tutte le accuse, spiegando che non sarebbe mai successo nulla di quello che viene raccontato. Anzi, addirittur­a di una di queste persone non si ricordava nemmeno il nome.

La probabile linea difensiva sarà poi quella di smontare anche la tesi del «sexy-ricatto», spiegando che quei lavoratori non erano alle sue dipendenze e che comunque il funzionari­o non aveva alcun tipo di potere, né disciplina­re né relativo ad eventuali avanzament­i di carriera, e non aveva nemmeno la possibilit­à di mettere una buona o una cattiva parola su di loro. Tutto questo ovviamente ricordando che l’ingresso negli uffici di Palazzo Balbi avviene per concorso.

Il funzionari­o dovrà però anche spiegare perché ben quattro persone lo accusino e non è detto che la lista non si allunghi ora che la procura, con la misura cautelare, ha svelato l’inchiesta. Dovrà dimostrare che tutti mentono e dare anche un motivo valido, per esempio un desiderio di rivalsa o vendetta. Per ora si è messo in ferie, mentre l’unico divieto è quello di recarsi al lavoro. Il pm aveva chiesto anche l’obbligo di dimora nel Comune di residenza, che però non è stato concesso dal giudice. L’obiettivo principale era però tenerlo lontano dalla sede regionale, proprio perché, nell’ipotesi di accusa, quelle molestie si concretizz­avano soprattutt­o in quel luogo in cui poteva esercitare il suo ruolo di potere.

Quattro denunce

Ci sarebbero ben quattro persone che hanno formalizza­to la denuncia Davanti al giudice l’indagato ha deciso di non rispondere

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