Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Legge Mancino, ira M5s «Lega veneta vergognosa»
L’ira di Berti: «Vergognoso che il Carroccio veneto voglia abolirla»
Bufera Lega-M5s sulla proposta del ministro Fontana per abolire la legge Mancino. E il vento della polemica soffia soprattutto in Veneto dove i grillini si dissociano. Berti attacca: «Vergognoso che la Lega veneta lo sostenga».
VENEZIA «Questo “signore” ricordi che i ministri passano ma la costituzione resta. E deve restare». Indignazione vibrante seguita dal mantra pentastellato: «Noi non siamo la Lega e la legge Mancino nel contratto non c’è, mette in imbarazzo l’intero governo». A parlare è Orietta Vanin, senatrice veneziana del M5s che sull’ultima uscita del ministro alla Famiglia, il veronese Lorenzo Fontana, che vorrebbe abolire la legge Mancino, non si tiene. «Mio nonno ha portato sulla sua pelle le cicatrici della violenza fascista - conclude la senatrice - e io, da insegnante di storia, ho insegnato il valore della democrazia e della libertà». La misura di quanto il contratto di governo, per il Movimento, sia un’arma a doppio taglio è tutta qui. Da un lato una fortificazione dietro cui si trincerano, anche in Veneto, i pentastellati per ribadire che Carroccio e M5s restano due universi distinti, con un dna profondamente diverso. Ma, d’altro canto, il do ut des fra i due «non-alleati» di governo si vena ogni giorno di più di tensioni sottotraccia.
Mattia Fantinati, M5S, è veronese, come il ministro Fontana, ma il suo commento ricalca quello di Di Maio: «Noi non siamo la Lega, - repetita iuvant – la Mancino non è nel contratto quindi preferiremmo parlare sulle cose concrete da fare. I meccanismi politici della Lega non mi interessano». Insomma, il messaggio è: siamo noi la parte che pensa alle riforme strutturali per il Paese. La Lega, crocifissa dalle imprese venete per aver accettato il decreto Dignità in cambio, si disse, dello stop ai barconi di migranti, cammina da funambola esperta. E il fil rouge è quello della comunicazione di massa intrecciato a quello del «diverso». Prima gli sbarchi e le famiglie arcobaleno, poi la legge che punisce l’istigazione discriminatoria su base razziale. Se l’Anpi e le comunità ebraiche, per citarne un paio, inorridiscono, i sondaggi (ma anche i like e i retweet) confermano l’efficacia della «campagna d’estate».
La base pentastellata, concentrato eterogeneo di altre ere geologico-politiche, ha al suo interno anche un’anima di sinistra. E la linea del Carroccio, con tanto di sostegno da parte, ad esempio, di un assessore regionale come Roberto Marcato, ai pentastellati veneti piace poco. Il Veneto è la regione-laboratorio per osservare acrobazie, capolavori di bilanciamento e fughe in avanti dell’una o dell’altra parte del governo «carioca». «Fontana può dire quel che vuole – commenta la deputata di San Donà di Piave del M5s Arianna Spessotto – ma ciò che dice un ministro non vale come proposta del governo». Perché? Per il contratto, linea Maginot per difendere, da ambo le parti, la propria identità. Jacopo Berti, già capogruppo M5s in Regione spiega: «Che rappresentanti delle istituzioni regionali seguano un personaggio come Fontana che cerca di occupare uno spazio elettorale mi mette tristezza. Purtroppo la Lega in Veneto è la rappresentazione di tutto ciò che è becero e retrogrado. Ma ai leghisti dico: fatelo stare zitto che è il caso di parlare di cose serie per il Paese».
In Regione il matrimonio giallo-verde non è mai stato celebrato. Naturale, commentano gli analisti politici, qui si lavora già per le prossime regionali: ognun per sé e Dio per tutti.
L’ultima bordata a Fontana arriva, fragorosa, da Flavio Tosi, l’uomo che portò l’attuale ministro al parlamento europeo non una, ma ben due volte (la seconda dimettendosi e lasciandogli il posto). Un attacco tanto più clamoroso visto che l’ex sindaco di Verona è uno fra i pochi condannati dalla Mancino. «La legge Mancino? Giusto discuterne ma Fontana sa che non otterrà mai l’abolizione e sapeva che Conte e Di Maio l’avrebbero fermato. Da lui solo propaganda per accreditarsi in un certo mondo, anche a nome di Salvini».
Vanin M5s I ministri passano ma la carta costituziona le resta. E deve restare. Nella mia famiglia non ci si dimentican o le cicatrici della violenza fascista
Fantinati M5s Ribadisco quanto ha detto Luigi Di Maio: nel contratto di governo una ridiscussione della Mancino non c’è. Le strategie della Lega non mi interessano