Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quella danza sul ponte che diventa collaudo Da Mestre all’Uganda per riunire il villaggio
MESTRE Il collaudo lo hanno fatto passando e ballando sul ponte a ritmo di musica. Era il giorno dell’inaugurazione, la grande festa per il villaggio fino al giorno prima diviso a metà dal Ngame. I bambini che abitavano dalla parte sbagliata non andavano a scuola, ma anche l’ospedale era impossibile da raggiungere con quel fiume trasformato in un muro d’acqua durante la stagione delle piogge. Ci hanno messo due settimane per costruirlo insieme, gli ingegneri arrivati dall’Italia, Austria, Turchia e Inghilterra, e gli abitanti. I tecnici l’aveva progettato nei mesi prima, gli uomini del villaggio avevano preparato le fondazioni, poi hanno sudato uno accanto all’altro per fare la passerella sospesa sul fiume in funi metalliche con impalcato in legno per settanta metri. Quello che sembrava un sogno per la piccola comunità di 1300 persone in Namawukulu, nello stato dell’Uganda è nella profonda Africa vicino al Kenya è diventato realtà.
«Il regalo ce l’hanno fatto loro accogliendoci e facendoci vivere un’esperienza indimenticabile — raccontano Alberto e Sabrina — Noi li abbiamo solo messi in condizione di poter vivere serenamente e andare a scuola o all’ospedale tutti i giorni dell’anno». Alberto Turcio e Sabrina Taffarel sono due ingegneri dello studio Bolina di Mestre che si è già occupato ad esempio della copertura dello Juventus Stadium, del nuovo sarcofago della centrale di Chernobyl, piuttosto che dal Swan river pedestrian bridge, la passerella pedonale appena inaugurata a Perth in Australia. Assieme a loro altri sette volontari da altri paesi, affiliate alla Iabse, una delle associazioni di ingegneria più antiche, che grazie alla sua Fondazione realizza infrastrutture nei paesi più poveri. Dal 2011 il presidente è il veneziano Tobia Zordan, che di Bolina ingegneria, è stato uno dei fon- datori. «Pensiamo sia giusto farci carico anche di progetti umanitari — spiega — i casi vengono segnalati alla Fondazione e noi come studio abbiamo deciso di partecipare a questa proposta dell’Uganda, un’esperienza di vita anche pe ri nostri ingegneri». Iabse Foundation e Ramboll Uk hanno condiviso infatti il costo di costruzione del ponte, di 60 mila dollari, donando agli abitanti un’opera fondamentale per la vita di tutti i giorni. Alberto e Sabrina sono atterrati a Kampala, la capitale dell’Uganda, e da lì hanno raggiunto il villaggio al confine con il Kenia attraversando lunghe distese di terra e strade sterrate prima di arrivare dopo sette ore di viaggio a Namawukulu.
Per due settimana sono stati letteralmente «accampati» in situazioni al limite («Ma sapevamo di aver scelto le persone giuste», sorride Zordan), hanno faticato sotto il sole e la pioggia, «i soldi c’erano, ma il risultato finale dipendeva dalle persone», confessano. Alcuni abitanti parlavano inglese, le persone più povere il dialetto della loro zona, ma le difficoltà linguistiche sono state superate dai gesti e dall’affiatamento che hanno permesso di realizzare la passerella in tempo di record, trasformando l’inaugurazione in una festa, con le recite dei bambini, le donne vestite in abiti tradizionali, musiche e balli, fino al rito di passaggio. Loro lo chiamano così, noi, forse, collaudo.
Regalo Impresa di 2 giovani ingegneri: «Esperienza unica, il regalo ce l’hanno fatto loro»