Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Profughi, rimosso il viceprefetto
Sotto inchiesta per i favori alla coop. Interviene il Viminale. «Mossa di opportunità»
PADOVA In seguito alle accuse mosse dalla procura nei confronti del viceprefetto Pasquale Aversa, sospettato di aver passato informazioni segrete a Ecofficina, favorendola così nella gestione dei migranti in Veneto, ieri il Viminale ha deciso di trasferirlo ad altro incarico. «Questione di opportunità, ora potrà lavorare alla sua difesa», dice il prefetto Franceschelli.
PADOVA Rimosso il viceprefetto di Padova, indagato per aver favorito la cooperativa che gestisce i principali centri di accoglienza del Veneto.
La decisione è stata presa ieri, nel giorno in cui i giornali snocciolavano i dettagli delle accuse che la procura contesta a Pasquale Aversa e ad altre sei persone, tra le quali una funzionaria prefettizia, Tiziana Quintario, già trasferita a Bologna nei mesi scorsi. Troppo gravi i sospetti caduti sul vicario, perché il Viminale restasse con le mani in mano. Così, in mattinata, l’annuncio che verrà assegnato a un nuovo incarico lontano da Padova e, probabilmente, anche dal Veneto.
«Una scelta di opportunità», la definisce il prefetto Renato Franceschelli, che resta convinto dell’innocenza del suo (ex) vice: «Lontano da qui potrà lavorare più serenamente alla propria difesa, per arrivare a dimostrare di aver sempre operato nel rispetto del ruolo che rivestiva». E cioè quello di delegato alla gestione dei profughi, specie negli anni più «caldi» dell’emergenza, quando nella nostra regione arrivavano decine di migranti ogni giorno e Aversa doveva trattare con le cooperative per trovare continuamente nuovi posti letto nel Padovano.
Secondo il procuratore capo Matteo Stuccilli e la sua sostituta Federica Baccaglini si sarebbe spinto troppo oltre, intrecciando con Ecofficina (che oggi si chiama Edeco) un rapporto opaco. A Simone Borile, il patròn della coop di Battaglia Terme, avrebbe passato informazioni che dovevano rimanere top secret, come le date e i luoghi delle ispezioni, consentendogli così «di adeguare i servizi igienici del centro di accoglienza in proporzione ai migranti ospitati», in modo da evitare multe e contestazioni.
Nei confronti del vicario, la procura di Padova ipotizza reati che vanno dalla frode nelle pubbliche forniture alla truffa, fino alla rivelazione di segreti d’ufficio. E con lui sotto inchiesta sono finiti la funzionaria Quintario e i vertici di Ecofficina: Borile, sua moglie Sara Felpati e l’ex presidente Gaetano Battocchio, oltre a un loro dipendente e a un collaboratore. L’indagine - durata oltre un anno, scandito da intercettazioni e perquisizioni - traccia un ritratto impietoso della gestione che veniva fatta dei centri di accoglienza: sovraffollati (ma, per superare i controlli, i dati delle presenze venivano taroccati al ribasso), in condizioni igieniche precarie, riforniti con materiali meno sicuri - quindi più economici - e con personale ridotto all’osso che veniva spostato da un hub all’altro per ingannare gli ispettori.
Eppure Ecofficina era messa nelle condizioni di continuare a lavorare indisturbata nelle ex basi militari di Cona, Bagnoli e alla «Prandina» di Padova, grazie proprio all’aiuto del viceprefetto e di Quintario che - stando alle carte dell’inchiesta condotta dai carabinieri - tra l’estate del 2015 e l’aprile del 2016 «consentivano l’esecuzione delle ispezioni solo dopo che la cooperativa aveva provveduto a sanare la situazione».
Quanto basta per gettare un’ombra ingombrante su Aversa e sul suo operato in quegli anni. Il Viminale ha quindi scelto la linea dura: via da Padova, immediatamente.
«È presto per sapere dove sarà destinato - spiega Franceschelli - e il ministero dovrà probabilmente aprire un concorso per stabilire chi prenderà il suo posto».
Il vicario ha appreso della sua rimozione («Una scelta condivisa dallo stesso Aversa», assicura il prefetto) mentre si trovava in vacanza fuori regione. Contattato dal Corriere del Veneto, non ha voluto commentare la vicenda né la decisione del Ministero.
«In queste ultime ore conclude Franceschelli - ci siamo sentiti spesso al telefono. È amareggiato, ovvio. Ma resta convinto di aver sempre lavorato onestamente. E anch’io, per come l’ho sconosciuto, resto dell’opinione che saprà dimostrare di aver sempre agito con correttezza».
Il prefetto Decisione condivisa, dimostrerà di avere agito correttamente