Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dopo le tangenti lezioni ai giovani Ira di Donazzan
VERONA Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona condannato per nuova concussione, potrebbe presto andare nelle scuole per far riflettere i giovani sui doveri etici di un amministratore. Scoppia l’ira della Donazzan.
VERONA Nel corso di un’udienza del Tribunale di Sorveglianza dello scorso luglio, per la prima volta Vito Giacino ha ammesso le sue responsabilità, fino ad allora sempre negate nei processi a suo carico, riguardo le tangenti mascherate da «finte consulenze» alla moglie avvocato Alessandra Lodi e da lui richieste al costruttore Alessandro Leardini. (Giacino e Lodi sono sospesi dalla professione legale). In quella sede, i giudici erano chiamati ad esprimersi sulla richiesta dell’ex vicesindaco del Comune di Verona e assessore all’Urbanistica di essere affidato in prova ai servizi sociali come pena alternativa alla condanna a tre anni e quattro mesi (con circa due anni ancora da scontare e il rischio concreto di tornare in carcere), diventata definitiva in Cassazione per il reato di «nuova concussione».
Per Giacino, già fedelissimo di Flavio Tosi e da lui mai rinnegato, questo «pentimento» è un netto cambio di strategia rispetto al passato, in cui aveva sempre proclamato la sua innocenza e rigettato con spavalderia le accuse fin dal momento dello scoppio dell’inchiesta originata dalla lettera anonima di un «corvo» a fine 2013 e il suo successivo arresto. L’unico errore ammesso pubblicamente era stato semmai quello di aver accettato l’amicizia di Leardini, avvalorando così la tesi di un complotto dell’imprenditore ai suoi danni.
Assistito dall’avvocato Gilberto Tommasi, è stato invece un Giacino contrito e resipiscente quello che si è presentato al Tribunale di Sorveglianza presieduto da Giovanni Maria Pavarin, affiancato come giudice relatore dal collega Andrea Mirenda. La richiesta di affidamento ai servizi sociali,che aveva già ottenuto il nulla osta della Procura generale di Venezia, è stata accolta. Oltre a lavorare come segretario nell’ufficio del fratello avvocato, l’ex vicesindaco sarà chiamato anche a raccontare la propria parabola di uomo di potere che contravviene ai propri doveri etici davanti agli studenti delle scuole. E dovrà apparire sincero e convincente altrimenti, quando ci sarà la richiesta di estinzione della pena, il Tribunale di Sorveglianza, sulla base della relazione dall’Uepe (Ufficio esecuzione pena esterna) di Verona, potrebbe ordinargli comunque di scontare la pena residua.
Il fatto che l’ex vice di Tosi vada a parlare di etica nelle scuole non piace per nulla all’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan. «La trovo a dir poco una formula fuori luogo - afferma - Ci sono mille altri modi con cui Giacino può rendersi utile: si butti nel mondo del volontariato, si metta a disposizione come avvocato del Comune, che ha tantissime pratiche da smaltire, o di qualche associazione che assiste i meno fortunati, ma lasci stare gli studenti. Nelle scuole abbiamo bisogno di modelli positivi, non di modelli negativi che facciano ammenda. E lui resta un modello negativo con ravvedimento a posteriori». «Che si sperimenti pure - conclude Donazzan Ma le nostre scuole non hanno bisogno dei Giacino».