Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Guerra» con il giudice Sgarbi assolto: parole vaghe
Sono passati oltre vent’anni da quella sentenza che per lui, evidentemente, continua a essere una ferita aperta. Eppure, di quando in quando, Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e oggi deputato di Forza Italia, parte in quarta contro Antonino Abrami, l’allora pretore di Venezia che nel 1994 gli diede una pena di 6 mesi e 10 giorni nella famosa inchiesta sul suo presunto assenteismo in Soprintendenza, per il quale era imputato per truffa ai danni dello Stato e falso. Negli ultimi anni in un paio di trasmissioni tv, Sgarbi aveva insultato un «magistrato» con parole pesanti. La prima volta nel 2012 a Vero Tv, quando in una lite con il giornalista Gianni Barbacetto, gli disse che era stato condannato «da una testa di c... come la tua». Tre anni dopo, il 16 maggio 2015, nel corso della trasmissione di La7 «L’aria che tira», aveva invece riparlato di quel giudice, definendolo «sicuramente corrotto». Abrami, che peraltro alle recenti elezioni politiche si è candidato all’uninominale alla Camera dei deputati per il Movimento 5 Stelle, non venendo eletto, non aveva però lasciato passare quelle frasi e aveva presentato due denunce per diffamazione. La procura di Venezia, però, aveva chiesto l’archiviazione e nei giorni scorsi il gip Roberta Marchiori ha respinto l’opposizione presentata dalla parte offesa. Secondo procura e gip, infatti, Sgarbi non avrebbe detto in maniera esplicita chi fosse il magistrato che accusava, non facendone ovviamente il nome, ma nemmeno indicando che lavorasse a Venezia. Abrami, con i suoi legali, aveva un’opinione completamente opposta e riteneva che fosse chiaro che il riferimento era a lui.