Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ex popolari, rimborsi vicini per 350 soci
Il governo affida alla Consob i risarcimenti. Ristori del 30% con tetto di centomila euro
«Un colpo da maestri». Massimo Bitonci (foto), sottosegretario del ministero dell’Economia, la riassume così l’improvvisa accelerazione sui rimborsi ai soci per le azioni azzerate di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Mossa che si sta concretizzando con un emendamento al Milleproroghe.
VENEZIA «Un colpo da maestri. E solo la punta dell’iceberg nei rimborsi, che abbiamo appena iniziato». Massimo Bitonci, sottosegretario padovano della Lega al ministero dell’Economia, la riassume così l’improvvisa accelerazione sui rimborsi ai soci per le azioni azzerate di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Mossa che si sta concretizzando all’indomani dell’approvazione in seduta comune, l’altro ieri, nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, dell’emendamento al decreto Milleproroghe, suggerito dal ministero dell’Economia, che apre una prima finestra di rimborso per 560 soci delle banche fallite o liquidate (oltre a Veneto Banca e Bpvi, Cariferrara, Banca Marche, Etruria e CariChieti), di cui 349 delle due venete che hanno già avuto una decisione favorevole. E che fissa la strada su cui il governo intende muoversi sui rimborsi, dopo aver accantonato il decreto Baretta, la norma attuativa varata dal precedente governo Gentiloni per avviare il fondo di ristoro con 25 milioni per il primo anno varato con la legge di Bilancio 2018.
I 350 soci per cui si apre ora una concreta via di rimborso sono quelli che erano ricorsi all’Arbitro per le controversie finanziarie Consob prima della liquidazione delle Venete nel giugno 2017. Questo in forza dell’emendamento al Milleproroghe approvato da tutti i gruppi parlamentari venerdì in commissione, e che ora andrà rapidamente approvato alla Camera per tornare poi al Senato, che modifica i due commi dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2018che avevano istituito il fondo di ristoro.
Da un lato si modifica il comma 1.106, prevedendo come canale d’accesso alternativo alla sentenza del giudice anche la pronuncia dell’Acf. Dall’altro, modificando il comma 1.107, si proroga al 31 gennaio 2019 il termine per approvare il nuovo decreto attuativo del fondo di ristoro e si prevede un primo rimborso per chi abbia già avuto una decisione favorevole dell’Arbitro, o possa averla entro il 30 novembre, data entro cui l’Acf chiuderà i casi ancora pendenti. Questi (ma non invece, nel testo approvato, chi abbia già avuto una sentenza di un giudice) potranno avere un rimborso rapido del 30% dell’importo fissato dall’Arbitro, con un limite di rimborso di centomila euro. Per pagare ci sono i 25 milioni già stanziati per quest’anno.
Termini provvisori? Tutt’altro. Perché, come fa capire lo stesso Bitonci, i principi fissati nel Milleproroghe sono destinati a consolidarsi: «Dalle parole ai fatti, abbiamo iniziato a fare sul serio: in pochi mesi abbiamo fatto quello che il Pd ha solo millantato. La soluzione permette i primi rapidi rimborsi; e con la Legge di bilancio riapriremo la possibilità di ricorrere all’Arbitro Consob, mentre e le nuove risorse permetteranno il ristoro di migliaia di truffati. Il rimborso integrale? Non è percorribile. Sui tetti ero stato chiaro negli incontri con i comitati».
E ancora, Bitonci: «La soluzione l’abbiamo messa a punto con la Consob, quando abbiamo capito che quella poteva essere la strada,visto che si era già occupato della vicenda e fin qui aveva riconosciuto fondato il 90% dei ricorsi per il misselling, la compravendita irregolare di azioni e obbligazioni. Abbiamo fissato il tetto di rimborso di centomila euro per analogia con le norme sul bailin, che garantiscono i depositi bancari fino a quella cifra. Lo staff Consob sta già mettendo a punto lo schema standard per chiedere i rimborsi. Una volta convertito il decreto e trasferiti i fondi all’Authority, questa potrà pagare subito, sulla base di un regolamento semplificato». Non solo. «La scorsa settimana - aggiunge il sottosegretario ho incontrato il presidente. C’è la disponibilità a raddoppiare i collegi giudicanti, portandoli a quattro. E con due riunioni a settimana, ciascuno potrà far fronte fino a duemila richieste l’anno».
Insomma, una serie di principi sono fissati. L’impianto del fondo di ristoro è confermato laddove si prevede un rimborso non ai soci in quanto tali, ma a chi ha subìto un «danno ingiusto» dimostrato, di fatto muovendosi nell’alveo del risarcimento sulla compravendita irregolare di azioni od obbligazioni. E passando dall’idea di un rimborso integrale di quanto riconosciuto, da liquidare sulla base dei fondi di volta in volta a disposizione, com’era per Baretta, al riconoscimento di una percentuale di rimborso, con un tetto massimo. Il doppio rispetto a quanto percepito dai 70 mila soci che tra le due venete avevano firmato l’anno scorso l’accordo di transazione con il rimborso del 15%. E che per ora restano esclusi dalla possibilità di accedere al fondo, visto che non sono citati nella versione della legge di Bilancio 2018 a meno che il nuovo decreto attuativo da scrivere entro fine gennaio 2019 non li recuperi, com’era nella versione Baretta.
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