Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«L’abbraccio del Papa mi ha guarita» E porta la storia a teatro
Bortolami, presidente dei volontari veneti, si racconta a «Solidaria»
Domani sera, nello spettacolo «Tra Me &Te» (teatro Porto Astra, Padova), Silvana Bortolami, 63 anni, ex assessore e consigliere di Padova, svelerà il segreto che ha custodito per anni. A 28 anni le fu diagnosticata la slerosi multipla. Non camminava, non vedeva, fino all’incontro con papa Giovani Paolo II, allo stadio Appiani. Un abbraccio ed è guarita.
PADOVA Silvana questa storia l’ha custodita nel cuore, con pudore, per trent’anni. Eppure le ha cambiato la vita. Anche se la parola «miracolo» non vuole nemmeno sentirla. Però il vescovo con cui si confidò all’epoca, lo definì proprio così. Ex assessore a Padova per molti anni nella giunta del sindaco Paolo Giaretta, poi consigliere comunale, da sempre impegnata nell’associazionismo e nel volontariato, oggi al vertice dei volontari veneti come presidente del Co.Ge. Centro Servizi Volontariato e nel Cda della Fondazione Cariparo, Silvana Bortolami, 63 anni, questo «miracolo» lo svelerà in scena domani sera al teatro Porto Astra di Padova (ore 21), nello spettacolo «Tra Me & Te», organizzato nell’ambito di «Solidaria», l’evento che racconta il mondo della solidarietà.
Aveva 28 anni Silvana, quando le è arrivata la diagnosi di leucoencefalo mielite. «È sclerosi multipla», le ha detto un medico. Da un giorno all’altro non camminava più, non vedeva. Sogni, speranze, tutto si è fermato. Esami, terapie, la malattia è irreversibile. E lei si era trovata proiettata in un incubo. Fino all’incontro con papa Giovanni Paolo II, all’Appiani, con i giovani dell’Azione Cattolica. Silvana era in prima fila, ci teneva a incontrare il papa, a parlargli del suo dramma, aveva bisogno di conforto. «Quando Giovanni Paolo II ha finito il suo intervento, ho cercato di avvicinarmi a lui - racconta Silvana - . Le guardie del corpo mi hanno fermata. Ero disperata. Mi sono messa a piangere. Il papa mi ha vista, è sceso dal palco, mi è venuto incontro, mi ha abbracciata forte, mi ha baciata sulla testa, mi ha detto alcune cose che voglio mantenere riservate. E’ stato un abbraccio lungo, pieno di calore, ho sentito una forte energia. E poi benessere». Silvana da quel giorno è guarita. Sparita la malattia, recuperata completamente la vista, ricominciato a camminare senza problemi. E da allora è sempre stata bene.
«I medici non mi hanno dato una spiegazione della mia guarigione. E io non so cosa dire. Di fatto, da quell’abbraccio in poi sono tornata a camminare e a vedere. E sono stata bene». La rivoluzione del bene si annida anche in una storia conservata per anni nel cuore. Quell’incontro, oltre alla guarigione fisica, ha portato in Silvana anche una tempesta spirituale. «Da allora non ho mai smesso di aiutare il prossimo - conferma -, sia come assistente sociale, sia con ognuno degli incarichi che ho ricoperto. Sento di avere ricevuto un dono. E voglio condividerlo con gli altri. La mia missione, da allora è sempre stata contagiare con azioni positive ciò che mi sta intorno». Perchè questo segreto e ora il racconto pubblico da un palcoscenico? «Ciò che mi è accaduto è stato così sconvolgente, che ho voluto conservarlo e proteggerlo dentro di me. Mi sono confidata solo con le persone più care e con qualche sacerdote rivela -. Adesso, sento che è venuto il momento di rivelare la mia storia, come esempio e sostegno per chi soffre: non bisogna perdere la speranza. Anche nel dolore si può e si deve trovare un motivo per continuare a vivere».
Il messaggio? «Ognuno di noi ha il dovere, in ogni ambito, di darsi da fare per migliorare la vita di chi sta intorno. Ci credo ed è quello che anch’io faccio ogni giorno».
Timori per l’effetto che può suscitare questa rivelazione? «Molti mi conoscono nel territorio, anche per i miei incarichi pubblici. In questi anni ho sempre temuto critiche e giudizi per ciò che mi è successo... non è facile conservare in sè qualcosa di così grande, questo bellissimo dono. Ma se ho deciso di parlarne pubblicamente è per essere d’aiuto a tante persone che soffrono. La rivoluzione del bene è possibile. E il bene che ho ricevuto io vorrei diventasse una piccola scintilla di speranza per chi vive un dolore. La sofferenza è qualcosa che accomuna tutti».