Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Patriarca: finire presto il Mose
L’appello di Moraglia dopo la marea record. Si muove il governo: il 12 novembre tavolo con Zaia
VENEZIA La piazza allagata, la basilica semisommersa come tre quarti della città storica. Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia racconta la «sua alluvione» e dice: «Sul Mose dobbiamo farci un esame di coscienza: Venezia, città unica al mondo, è per natura, fragile». Intanto si muove il governo centrale con il sottosegretario Rixi che annuncia un tavolo veneziano il 12 novembre.
VENEZIA Un’immagine che non avrebbe mai voluto vedere. Il suo sguardo fisso, dalla loggia della Basilica verso la laguna tra le colonne di San Marco e San Todaro, la piazza completamente allagata «come non l’aveva mai vista», dirà poi il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Il pensiero alle alluvioni che aveva già vissuto in Liguria, alla fragilità di Venezia, ma anche alle dighe mobili non ancora completate.
«Guardavo le due colonne e pensavo che avrebbe potuto succedere qualcosa se non lì a San Marco, da qualche altra parte della nostra città e del nostro Veneto — dice —. Mi è venuta in mente la vicenda triste e dolorosa del 2011 di La Spezia (di cui era vescovo, ndr) e delle Cinque Terre, e ho affidato Venezia e l’intero Triveneto alla Beata Vergine Nicopeia e all’intercessione dell’evangelista Marco affinché non ci fossero danni alle cose ma soprattutto per l’incolumità delle genti. Ho raccomandato tutte le persone che erano in trepidazione per sé o per i loro cari in quel momento».
Il modo che ha oggi la città di reagire alle acque alte è diverso rispetto a decenni fa, è più pronta, ma le ferite e i danni sono sempre profondi. Le immagini di questi giorni ci costringono a guardare alle sue fragilità.
«Bisogna essere consapevoli che comunque sia, Venezia rimarrà sempre, essendo città unica, una città che avrà una fragilità costitutiva, perché nasce dalle acque e vive nelle acque: dovremmo avere questa consapevolezza. Il mio pensiero va però anche al rispetto per questa città che dà molto ai veneziani e dà molto anche al mondo perché è un messaggio di bellezza e di intraprendenza. Venezia deve essere conservata e non solo come un bene museale, ma anche come città viva».
Anche la Basilica di San Marco va protetta, lo sforzo per salvaguardarla è gigantesco, servono più aiuti pubblici o più aiuti privati, magari anche con l’aiuto di sponsor?
«La Chiesa di Venezia cerca comunque di tenere un profilo attento ai suoi beni, ricordando però che non è un’azienda, quindi certe soluzioni o certe risoluzioni che potrebbero essere commerciali non si vogliono praticare, perché le chiese devono rimanere comunque sia, prima di tutto luogo di incontro per il popolo con Dio e del popolo con se stesso. Non possono quindi diventare uno spazio museale, piuttosto uno spazio e un percorso catechetico culturale, artistico liturgico, ma sempre fruibile da parte di tutti».
La marea record di lunedì ha accentuato alcuni danni, probabilmente ne ha provocati degli altri, li ha visti da vicino nel sua visita durante e dopo l’emergenza.
«Certamente siamo preoccupati nel pensare alle esi- genze a cui dobbiamo rispondere, anche perché si fa il possibile per avere una gestione che sia efficiente, ma non aziendale. Intervenire su beni inestimabili come la Basilica di San Marco in primis, ma non solo, richiederà uno sforzo che ci preoccupa con quella serenità di chi ha fede, ma che non si nasconde la gravità del problema».
Il grido d’allarme della Basilica
La Basilica Siamo preoccupati nel pensare alle esigenze, ma non siamo un’azienda: no a soluzioni commerciali
è diventato il grido d’allarme di una città che non ha ancora risolto il problema delle acque eccezionali, dopo questi sei anni e mezzo a stretto contatto con la realtà e con tutte le anime di Venezia, che idea si è fatto sul Mose?
«Non sono un tecnico e non posso che documentarmi leggendo quello che viene detto, certamente però a questo punto credo che sia nell’interesse di tutti, facendo tutti in doveroso esame di coscienza sulla storia del Mose, che quest’opera sia messa in funzione e con l’auspicio e la protezione di San Marco funzioni quando sarà inaugurata».