Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Gara contro il tempo per sistemare gli impianti

L’appello di Zaia: aiutateli, venite qui in vacanza

- Andrea Pistore

Dalla Marmolada al Civetta, dopo il disastro è corsa contro il tempo per ripristina­re seggiovie, funivie e skilift prima dell’inizio della stagione.

BELLUNO Mai come adesso la temuta estate di San Martino è il crocevia per salvare la stagione invernale. Il caldo, incubo principale di novembre per i gestori degli impianti sciistici, diventa ora la chiave per far tornare fruibili seggiovie, skilift, funivie, piste e soprattutt­o i cannoni per la neve programmat­a.

È tempo di conta dei danni nei caroselli principali del Bellunese, martoriati da alberi caduti, frane e strade inaccessib­ili. «Il problema da risolvere è quello dell’elettricit­àspiega Renzo Minella, presidente dell’associazio­ne nazionale esercenti funiviari- appena Enel restituirà la corrente potremo capire l’entità dei danni ai comprensor­i che tutto sommato sono limitati. Poi speriamo in due settimane di bel tempo». Il governator­e Luca Zaia assicura tutta la collaboraz­ione possibile, consapevol­e che «la fabbrica» delle Dolomiti è il turismo e se questa non si rimetterà in modo «c’è il rischio che la gente se ne vada per sempre». E prosegue: «Centomila ettari di bosco non ci sono più. I Serrai di Sottoguda non ci sono più. Alcune piste sono devastate. Il mio appello è: no ai selfie delle disgrazie ma una volta che tutto sarà sistemato venite nel Bellunese, bevete un caffè, mangiate un panino, fate un giro in seggiovia. Non dimenticat­e questi luoghi, dateci una mano, magari già domani (oggi, ndr) facendo un salto ad Arredamont, la fiera a Longarone che si è desertific­ata». E il presidente della Provincia Roberto Padrin annuncia interventi specifici sui paravalang­he abbattuti dagli alberi e dai massi.

La situazione più ostica riguarda la Marmolada. Malga Ciapela e i suoi skilift sono ancora isolati. Gli alberi sradicati sono volati un po’ ovunque appoggiand­osi sulle traenti degli impianti. Le strade per raggiunger­e la funivia che sale ai 3.265 metri di Punta Rocca sono tutt’ora inagibili e una stima reale dei danni non è ancora possibile farla. A Falcade e sul San Pellegrino si sono verificati smottament­i su alcune piste, la caduta di alberi che si sono appoggiati sulla cabinovia che dal paese sale in quota e in altre due seggiovie. Non ci sono stati scarrucola­menti il che consentirà di sistemare tutto in tempi utili per l’apertura. Ad Arabba i generatori di sicurezza del Dmc Europa, la funivia che parte dal centro del paese, sono stati impiegati per portare la corrente alle abitazioni.

Alcuni smottament­i hanno riguardato la pista Burz che passa sotto l’Arabba Fly i cui piloni miracolosa­mente sono stati bypassati dai movimenti di terra. Smottament­i si sono notati anche nella parte bassa della pista Sourasass. Sul comprensor­io del Civetta ci sono stati allagament­i alle sale pompe dei cannoni, danni alla cabinovia che sale da Pecol a Pian del Crep, oltre alla frana che ha distrutto il parcheggio dell’impianto che parte da Alleghe. In quota gli alberi si sono appoggiati su diversi piloni.

Ad Auronzo sul Monte Augudo gli operatori sono già al lavoro per risolvere i piccoli danni alle seggiovie e ai bacini di innevament­o. Difficile la situazione sul Nevegal dove gli abeti hanno bersagliat­o le seggiovie con problemi in tutte le linee. «Stiamo lavorando per rimuovere le piante- spiega il direttore del comprensor­io Piero Casagrande- per un’analisi completa della situazione serve la corrente per far girare gli impianti».

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Si spera nel sole I gestori degli impianti confidano nel sole per poter risistemar­e i danni patiti in questi giorni

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