L’aereo acrobatico si schianta due morti nel Veneziano

Caorle, avaria a pochi metri da terra. Vittime l’ex presidente dell’Aereoclub di Padova e un veronese velivolo sequestrato, giallo su chi lo pilotava. Inchiesta parallela dell’Agenzia per la sicurezza del volo

CAORLE (VENEZIA) L’avarìa, poi la ripresa del motore che, secondo testimoni, sarebbe stato spinto due volte al massimo dei giri per cercare di riprendere quota, ma invano. Il SIAE Marchetti SF 260, utilizzato anche in ambito militare per l’addestramento dei piloti, è precipitato al suolo da un’altezza di circa cinquanta metri, ed ecco spiegato il motivo per il quale il monomotore è rimasto quasi integro.

L’impatto è stato però fatale per i due occupanti, entrambi piloti esperti: Roberto Vescovo, 65 anni, veronese ma docente all’Università di Trieste e proprietario del velivolo, e Franco Mura, 75 anni di Campagna Lupia (Venezia), istruttore di volo ed ex presidente dell’Aereoclub di Padova.

A far conoscere i due era stata proprio la passione per il volo, che condividevano da anni. Vescovo aveva acquistato il velivolo numero tre della nota pattuglia acrobatica Breitling, mezzo dalle notevoli capacità di volo che custodiva all’aviosuperficie «Alicaorle»; Vescovo era anche socio del «Club Volo al Mare» che ha sede nella stessa aviosuperficie. Alle 12 di ieri i due erano dunque decollati per un volo verso Venezia, poi Treviso, Bassano, Thiene e infine il rientro a Caorle dove altri appassionati attendevano i due amici per un pranzo in compagnia.

A qualche centinaio di metri dall’atterraggio però l’improvvisa anomalia, sulle campagne che dividono Caorle e la località Brian di Eraclea. Gente del posto racconta del tentativo di recuperare quota spingendo al massimo il motore. I due piloti esperti avevano capito che stava accadendo qualcosa di grave e probabilmente avevano tentato in extremis anche un atterraggio di emergenza.

L’impatto su un terreno agricolo è stato talmente violento da far rimbalzare l’aereo che si è arrestato infine a una cinquantina di metri di distanza dal primo schianto. Lanciato l’allarme, la macchina dei soccorsi si è subito messa in moto in forze. Nel giro di pochi minuti sul posto è giunto l’elicottero dei vigili del fuoco «Drago 81», quindi l’elisoccorso del Suem 118.

Mentre il medico del Suem accertava la morte dei due piloti e i carabinieri di Caorle procedevano ai rilievi del caso, sul posto sono giunti anche gli amici piloti con i quali Roberto Vescovo e Franco Mura dovevano pranzare. «Due piloti esemplari, precisi, esperti. Sicuramente sarà stata un’anomalia dell’aereo» sono i loro primi commenti.

Roberto era stimato tra i colleghi del Club Volo al Mare, il proprio velivolo non era certo un ultraleggero: «Sempre molto scrupoloso — ribadisce Enrico Borella, compagno di club — il suo aereo era sempre controllato, collaudato, tenuto in modo maniacale, era il sogno di molti piloti per le proprie capacità di volo».

Ieri vari velivoli sono decollati e atterrati dall’aviosuperficie «Alicaorle» proprio per le perfette condizioni meteo dopo giorni di maltempo: ottima visibilità ed assenza di vento che fanno escludere anche possibili cause esterne all’origine della tragedia.

Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo il recupero delle salme, il SIAE Marchetti SF 260 è stato posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria per una perizia che dovrà accertare l’eventuale anomalia meccanica, ad iniziare dal corretto funzionamento della strumentazione di bordo, della pompa di benzina, del motore e molto altro. Dovrà anche essere accertato chi pilotava l’aereo dato che quello in questione è fornito di due comandi di pilotaggio del tutto analoghi, quindi sia Mura che Vescovo potevano avere il totale controllo del velivolo.

L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV) ha aperto un’inchiesta sull’accaduto e inviato un proprio ispettore sul luogo della tragedia.

Il dramma Nella foto grande l’aereo caduto. A sinistra, dall’alto Franco Mura e Roberto Vescovo