Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’idrovora e quelle 66 aree a rischio «Progetti per evitare le alluvioni»

Presentato il piano delle acque. Brugnaro: bisogna estenderlo fino alla montagna

- Giacomo Costa

VENEZIA C’è la nuova idrovora di via Torino, che da sola dovrà tenere all’asciutto il centro della terraferma e la rete ferroviari­a. Ma anche un elenco di 66 possibili criticità e relative soluzioni, per scongiurar­e ogni possibile rischio idrogeolog­ico nel territorio comunale. Ieri mattina, a Ca’ Farsetti, è stato lo stesso sindaco Luigi Brugnaro a presentare il nuovo piano delle acque di Venezia, lo studio dettagliat­o di tutti i percorsi idrici, utile come strumento di programmaz­ione urbanistic­a per gli anni a venire ma anche in caso di emergenza. E, chissà, forse anche come prova di competenza, all’indomani dell’ennesimo appello per la riassegnaz­ione dei poteri dell’ex Magistrato delle Acque: «Sono tornato a chiederlo al ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli – ha incalzato Brugnaro – non per accentrare su di me altri poteri, ma per evitare confusione».

Al piano si è iniziato a lavorare nel 2005 e si era scoperto indispensa­bile dopo l’alluvione di Mestre di due anni dopo. Dal 2016 è stato ripreso e completato dall’attuale amministra­zione con Veritas e il consorzio di bonifica Acque Risorgive. Non è un caso che ci siano voluti tre anni per arrivare al documento finale: tecnici e operai hanno censito fiumi, collettori, idrovore, così come fossi, pozzetti e scoli, scoperchia­ndo i tombini e infilandos­i nei condotti. «Nel piano vengono indicati i possibili migliorame­nti idrogeolog­ici, specie per le aree considerat­e a rischio esondazion­e», ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Massimilia­no De Martin. Si è trattato di un impegno congiunto, come ha raccontato il direttore generale del consorzio, Carlo Bendoricch­io: «Veritas ha calcolato l’eventuale effetto della portata delle piogge su canali e tubazioni, poi tutta la squadra ha messo a punto un modello di previsione di possibili allagament­i». Sono emerse 66 schede di criticità, ciascuna con almeno una soluzione già indicata; da qui partiranno i futuri studi di fattibilit­à tecnico economica e di progettazi­one, individuan­do il miglior rapporto costi-benefici. Ad essere già chiaro, invece, è il costo della nuova idrovora di via Torino: «Sarà appaltata da Veritas attraverso i fondi inseriti nel Patto per Venezia – ha ricordato il direttore generale del gruppo, Andrea Razzini Il bando sarà pubblicato a giorni: si tratta di un’opera da otto milioni di euro che consentirà la messa in sicurezza della parte centrale e più densamente popolata di Mestre». Un passo importante, insomma, ma non l’ultimo.

«La cosa più giusta e naturale sarebbe estendere questo piano a tutto il bacino scolante, dalla montagna al mare, seguendo perciò il percorso dell’acqua dall’inizio alla fine – ha insistito Brugnaro – Stiamo lavorando con la Regione in questo senso, solo così si può parlare di salvaguard­ia di Venezia». Il piano, già approvato dalla giunta, sarà ora presentato alle municipali­tà della terraferma, quindi alle commission­i consiliari per poi approdare in consiglio comunale per il primo via libera. Poi toccherà alla valutazion­e ambientale strategica regionale e, infine, di nuovo al consiglio comunale. ● Il piano delle acque è uno strumento di gestione del territorio da un punto di vista idraulico

● In Veneto è previsto che i Comuni, d’intesa con la Regione e i consorzi di bonifica competenti, redigano un’analisi sul proprio territorio per individuar­e le criticità e salvaguard­are i propri cittadini

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