Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cattolica, sale la raccolta Utili triplicati
VERONA Cattolica Assicurazioni moltiplica per tre l’utile netto nei primi nove mesi del 2018 e ritiene di cautelarsi nell’ultima frazione dell’anno dalle conseguenze dello spread fra i titoli di Stato italiani e tedeschi grazie al meccanismo del «volatily adjustment».
La relazione tenuta ieri agli investitori dai vertici del gruppo assicurativo, presieduto da Paolo Bedoni, sui conti da gennaio a settembre, non ha lati di fragilità e ogni risultato appare perfettamente allineato con il percorso del Piano industriale 2018-2020. Tanto che il vice direttore generale, Enrico Mattioli, non ha esitazioni nell’esporsi e sostenere che «in un mercato assicurativo ancora caratterizzato da un’elevata competitività, da bassi tassi di interesse e da una significativa volatilità dello spread sui titoli italiani, fatti salvi eventi straordinari, Cattolica prevede un risultato operativo e di utile netto di Gruppo in miglioramento rispetto al 2017».
L’Ad Minali
Il sistema andrebbe rivisto, perché altrimenti abbiamo degli effetti a “scalino” paradossali
I numeri della relazione approvata dal Consiglio di amministrazioni evidenziano, innanzitutto, un risultato operativo di 231 milioni (+45,5% sullo stesso periodo dell’anno scorso), una raccolta per 4,3 miliardi (+16,7%) grazie a incrementi sia nel ramo danni (+5,8%) sia in quello vita (+23,5%). Il risultato netto consolidato, in termini reali, passa così dai 30 milioni dello scorso anno ai 93 attuali.
Per Mattioli, l’accelerazione nel risultato operativo «attesta l’efficacia delle azioni di business intraprese», mentre la solidità patrimoniale del Gruppo «si conferma robusta, nonostante l’aumento dello spread sui titoli governativi italiani» (il Solvency II è del 160%).
Argomento, quest’ultimo, che nel corso delle ultime settimane non avrebbe mancato di destare qualche inquietudine. «Non siamo preoccupati per il quarto trimestre – ha detto ancora il manager - soprattutto per il fatto di poter contare sul “volatility adjustment” (un sistema di regole concordate fra gli operatori del settore che adegua il calcolo della patrimonializzazione, e dunque della solvibilità, in base alle oscillazioni dei tassi di un portafoglio di titoli, ndr), a meno che lo spread non si allarghi di altri 150 punti, perché allora il meccanismo di rafforzamento del Solvency dovuto al “volatility adjustment” verrebbe eroso. Ma alla chiusura dei 9 mesi eravamo proprio alla situazione peggiore possibile. Con soli cinque basis point in più di spread avremmo avuto 30 punti di solidità maggiore del Solvency ratio, perché sarebbe scattato il meccanismo di protezione».
Poco prima, sempre a questo proposito, l’amministratore delegato, Alberto Minali, aveva sottolineato come addirittura a fine giugno il paracadute non era entrato in funzione per soli tre bp. «Altrimenti avremmo recuperato molto capitale», ha aggiunto, osservando che forse questo sistema andrebbe rivisto. Con questi effetti «a scalino, cioè, capita che l’allargamento dello spread faccia molto male alle compagnie di assicurazione fino ad un certo livello, e poi, paradossalmente, se il differenziale si allaga ulteriormente, ci sia un recupero di beneficio in termini di capitale».
Oggi il patrimonio netto consolidato è di 2,184 miliardi contro i 2,108 del 31 dicembre grazie all’aumento del capitale dovuto all’integrazione delle nuove società in partnership con Banco BPM. Una domanda è stata infine rivolta dagli investitori ai vertici di Cattolica relativamente alle attese, in materia di danni, per i risarcimenti alle popolazioni colpite dal maltempo dei giorni scorsi. «Avremo una dimensione più chiara la prossima settimana – è stata la risposta – e ci aspettiamo evidentemente un impatto. Ma siamo ben protetti da un limite di riassicurazione di 10 milioni».