Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Superflua l’analisi costi-benefici È un balletto e i tecnici si prestano»
L’INTERVISTA PAOLO COSTA
VENEZIA «Il premier Conte dice che sta studiando il dossier... Ma cosa devono studiare ancora sulla Tav?».
A Paolo Costa, ex presidente dell’Autorità portuale di Venezia ma anche e soprattutto numero uno della Commissione trasporti del Parlamento di Bruxelles all’epoca delle scelte strategiche sulle grandi reti trans-europee di collegamento, verrebbe quasi da sorridere davanti alle capriole dei governanti nazionali sull’Alta velocità ferroviaria. Se non fosse, piuttosto, da indignarsi. «Perché l’analisi costi/benefici, che l’esecutivo afferma di attendere prima di prendere qualsiasi decisione sottolinea Costa -, darà risultati del tutto superflui. Mi spiego: l’analisi può servire a decidere come fare un’opera, non se farla.Il se è già stato abbondantemente superato dall’Unione Europea, che per tre volte in questi anni ha ribadito la necessità di realizzare la Tav tra Kiev e Algeciras».
Eppure il vicepremier Di Maio, ancora ieri, andava dicendo che ha promesso di spendere soldi soltanto per fare opere utili (sottinteso, la Tav non lo sarebbe...)
«E invece questa è la più utile di tutti. Ripeto, non lo dice Paolo Costa, lo dice e lo ribadisce l’Unione Europea nei suoi atti. Si potrebbe persino configurare una violazione del Trattato europeo da parte dell’Italia, qualora l’Alta velocità non venisse realizzata: non è roba locale, è un’opera strategica di interesse transnazionale, oltre che nostro».
Ben vengano, allora, le signore di Torino che hanno portato in piazza i favorevoli?
«Certo, per fortuna si è messo in moto un movimento d’opinione che ha ridato voce alla maggioranza silenziosa. Però l’errore che si sta commettendo è quello di leggere la questione come se lo stop alla Tav fosse un problema torinese, legato al declino del Piemonte, mentre la TorinoLione è soltanto un tratto di un disegno infrastrutturale molto più ampio. Che va, per l’appunto, da Kiev fino ad Algeciras. Dobbiamo alzare la visuale».
Se siamo arrivati a questo punto ci saranno delle responsabilità, quanto meno per omissione.
«Mancano decisamente all’appello almeno tre attori protagonisti della vicenda: l’Unione Europea, le Regioni italiane del Nord, Veneto compreso, e non ultima la componente tecnico-scientifica».
Partiamo da Bruxelles: non toccherebbe all’Unione far valere le ragioni di necessità della Tav?
«Siamo di fronte a una mancanza grave, in questa partita l’Unione Europea si sta dimostrando inefficace, per colpa dei sovranismi dilaganti. Ricordo a tutti che la Tav italiana è parte di un progetto approvato con Regolamento europeo, ribadito almeno tre volte e la cui forza è superiore a quella di qualsiasi legge nazionale. Per questo è incredibile che l’Unione sia assente nella vicenda dell’Alta velocità nel tratto italiano. Ripeto per l’ennesima volta: non è un fatto della Val di Susa o della sola Italia, in ballo c’è l’interesse dell’Europa intera». Veniamo alle Regioni del Nord, le quali, tra l’altro, hanno un colore politico molto omogeneo alla metà leghista del governo gialloverde.
«L’unico che ha parlato chiaramente è stato il ligure Toti, il quale ha ben compreso che, se il porto di Genova non potrà incrociare la Tav in Piemonte per portare le merci arrivate via nave fino a Lione e di qui al Nord Europa, perderà drasticamente la competizione con gli scali del Mare del Nord. Lo stesso ragionamento può valere per il porto di Trieste o per le aziende manifatturiere del Veneto: come possono competere con il Nord Europa se non ci arrivano?».
E poi stanno mancando anche i tecnici?
«Devo dire che provo imbarazzo professionale per loro. Se la struttura tecnica incaricata di condurre l’analisi costi/benefici darà ragione alle tesi del ministro Toninelli sarà un parere scontato, se invece si esprimerà in senso contrario, verrà mandata a quel paese. Siamo di fronte a un balletto e a questo balletto i tecnici si sono prestati: l’impressione è che i nostri governanti stiano solo perdendo tempo oppure stiano barattando qualcosa tra loro, la Tav in cambio di qualche altro provvedimento caro ai 5 Stelle».
Giusto ieri, il ministro alle Infrastrutture Toninelli è salito a Parigi per discuterne con il suo omologo francese e condividere la famosa analisi anche con lui. Nell’attesa, stop ai bandi di gara per la costruzione del tunnel sulla Lione-Torino.
«Che Toninelli vada a parlare di Tav con il governo Macron non dovrebbe neanche succedere. Una volta che l’Unione ha detto che si fa, e lo ha detto per tre volte, si fa e basta, non è più una cosa negoziabile».
I grandi assenti L’Unione Europea, che ha ribadito per tre volte la necessità dell’opera, adesso tace indebolita. E tacciono anche le Regioni del Nord Italia
Il governo
Il premier Conte dice che sta studiando il dossier... Ma cosa devono studiare ancora sulla Tav? La questione non è più negoziabile