Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lezione di Tria, l’ira delle imprese
Padova, il ministro difende la manovra e chiede fiducia. Artigiani e industriali: «Si mette male»
PADOVA L’occasione era la presentazione del Rapporto della Fondazione Nordest ma ieri, in aula magna al Bo, il vero tema è stato la manovra di governo. Ospite d’eccezione il ministro all’Economia Giovanni Tria da cui la platea di imprenditori si aspettava rassicurazioni. Non è andata così. Il coro di accuse ha sottolineato la mancanza di attenzione per sviluppo e imprese. Si acuisce, così, la dissonanza fra il Nordest imprenditoriale e Roma.
PADOVA «Transizioni» è la pietra angolare su cui il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, ieri ha costruito il suo intervento alla presentazione del rapporto della Fondazione Nordest. E nell’aula magna del Bo, l’insistita ripetizione di «transizione» utilizzata al posto del «cambiamento» pentastellato ha strappato un sorriso a Giuseppe Bono, presidente della Fondazione Nordest ma anche della Confindustria friulan-giuliana e navigante di lungo corso dell’economia italiana. Riso amaro sulla manovra che atterrisce l’Europa e incendia la platea di industriali veneti. Ieri la platea era fisica, affollata. E delusa dall’intervento del ministro che in molti hanno definito più una lectio magistralis di storia economica che una risposta puntuale (e possibilmente rassicurante) sulla manovra.
Dal palco, Maria Cristina Piovesana, presidente vicario di Assindustria VenetoCentro, fa capire elegante ma chiara che il termometro dello scontro fra il Nordest imprenditoriale e Roma sta salendo: «Non è vero che un milione di like faccia di un’idea un’idea giusta. Chi ha la responsabilità di guidare una nazione deve guardare al lungo periodo. Quando si parla di popolo mi chiedo spesso se sono inclusa o se “il popolo” sono sempre e solo altri». A leggere fra le righe c’è tutta l’amarezza dell’impresa che si sente esclusa dal nuovo modello di riferimento narrativo ma anche sostanziale del governo legastellato. Intanto, sul palco, si alternano le bordate di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria: «Bisogna aprire cantieri e non chiuderli». La traduzione, per l’uditorio di imprenditori ed economisti veneti, parla di Tav, Mose e Pedemontana. Indiretta la risposta di Tria: «Non bisogna
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Piovesana Non si governa con i like, la politica deve avere visione
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investire in cattedrali nel deserto. Bisogna dotare tutti i territori italiani di una base su cui costruire la competitività», un colpo al cerchio e uno alla botte in uno stile da equilibrista che ha connotato l’intero intervento dal palco. E sono le uniche parole che il ministro, circondato da agguerriti bodyguard in stile House of cards, pronuncerà: nessuna risposta ai giornalisti.
Nel merito della contestata manovra, il ministro spiega: «Il problema della crescita è europeo. L’Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico». E poi, ancora, «L’Europa siamo noi e lo sarà anche di più se dialoghiamo con convinzione per definire la strategia per governare le transizioni, sulle quali la nostra manovra offre una risposta diversa dal passato, ma non meno solida e meno credibile». Transizioni, appunto. E «fiducia». «La credibilità e la fiducia vanno di pari passo» conclude il ministro. Gli industriali, però, non sembrano disposti all’atto di fede. «È ovvio che Tria difenda la manovra - conclude Piovesana ma dovrebbe essere altrettanto ovvio che chi crea lavoro va ascoltato. Non sta accadendo: Industria 4.0 dovrebbe continuare e il cuneo fiscale dovrebbe essere ridotto invece...Ciò che ha detto Tria lascia perplessi, contano i fatti che vediamo dal decreto Dignità in poi».
Agostino Bonomo, Confartigianato, analizza: «La rivolta delle imprese a Nordest contro questo governo è in atto da sei mesi. Qui crediamo che lo sviluppo non passi certo per l’assistenzialismo e l’assunzione di 500 mila dipendenti pubblici».
Lo dice più chiaramente ancora Enrico Carraro: «L’Italia brucia, il combinato disposto del rallentamento della crescita e una manovra già insostenibile può diventare pericoloso per il Paese». Scuote il capo Luciano Vescovi, a capo di Confindustria Vicenza: «Tria è un uomo stretto in una morsa che cerca con dignità di trovare un equilibrio ma purtroppo l’elemento centrale rimane la fiducia e se l’atteggiamento verso le imprese resta questo...». Toni infuocati anche da Vincenzo Marinese, Confindustria Venezia e Rovigo: «Oggi ci è stato detto di mandare giù il boccone amaro e di fidarci ma così non va bene. I dati della Fondazione Nordest dimostrano che bisogna investire in formazione e opere pubbliche e non sta succedendo. Non voglio far l’uccello del malaugurio ma nel 2019 la stretta sul credito sarà una mazzata per le Pmi».
Matteo Zoppas a capo della Confindustria veneta dice: «La posizione di Confindustria sulla manovra è chiara, capiamo la complessità del momento politico ma serve lo spazio per ragionare anche di impresa». E il trentino Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari e nel board di Fondazione, scolpisce l’epitaffio di una giornata tesa: «Quello di Tria è stato più un discorso da professore di economia che da ministro. Rischiamo di farci tanto male da soli».
Bonomo L’assistenzialismo non è mai sintomo di soluzione economica