Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
SE MANCA IL CAPITALE (UMANO)
Se guardiamo al ritorno degli investimenti in formazione e istruzione, l’Italia occupa la seconda posizione al mondo: solo gli Stati Uniti sono più bravi di noi nel far rendere i soldi spesi per la crescita del capitale umano. Questo significa che le istituzioni, le strutture e le persone che si occupano di queste attività sanno lavorare davvero molto bene e potremmo dire che rappresentano un autentico asset strategico per il nostro Paese. Se adesso guardiamo all’entità della spesa per formazione e istruzione, però, scopriamo che l’Italia è al terz’ultimo posto in Europa: solo Irlanda e Romania riescono a fare peggio di noi. È come dire che il nostro Paese ha deciso di non valorizzare una componente virtuosa del proprio sistema, rinunciando a potenziarla e a farla crescere. In questi dati, che sono contenuti nel Rapporto della Fondazione Nord Est presentato ieri a Padova, si specchiano le ragioni del nostro ritardo in termini di quota di popolazione in possesso di titolo di studio terziario (percorsi universitari e percorsi professionalizzanti degli ITS, Istituti Tecnici Superiori). Vero è che negli ultimi anni si è fatto molto per recuperare il gap rispetto agli altri Paesi. Tra il 2007 e il 2017, la quota di giovani nella classe 30-34 anni con istruzione terziaria in Italia è cresciuta di 8,3 punti, passando dal 18,6% al 26,9%: siamo ancora lontani dai livelli dell’Area Euro (cresciuta di 7,3 punti, dal 31,1% al 38,4%), ma almeno la distanza non è aumentata.
Dentro questo quadro generale, il Nordest si è mosso in ordine sparso. Trentino (+13 punti), Veneto (+10,8 punti) e provincia di Bolzano (+10,8 punti) sono stati i territori con flussi di crescita più elevata. Ma se consideriamo gli stock, il Veneto occupa la penultima posizione all’interno dell’area: 27,6% di 30-34enni con istruzione terziaria, davanti al 24,6% di Bolzano, ma dietro al 33,6% del Trentino, al 29,9% dell’Emilia Romagna, al 28,7% del Friuli Venezia Giulia, per non parlare del 33,7% della Lombardia. Per recuperare rapidamente il gap residuo, ci sono almeno due distinte strade da percorrere con priorità. Una si riferisce al potenziamento della rete degli ITS, già di per sé ben strutturata, che è la più idonea a soddisfare la domanda di professioni coerente con la morfologia del tessuto produttivo regionale: gli ITS «sfornano» le nuove generazioni di tecnici e capi intermedi per le nuove fabbriche della manifattura intelligente.
L’altra azione, ancora da realizzare ma promettente, prende spunto dalla delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 508 del 17 aprile 2018. In essa si sono indicati due strumenti, che mirano a creare l’anello di congiunzione tra formazione secondaria e terziaria: i «Poli Tecnico Professionali» ed i «Percorsi Sperimentali di Specializzazione Tecnica». I primi portano alla creazione di reti territoriali stabili e permanenti tra le istituzioni del sistema educativo e formativo e i soggetti del sistema produttivo per progettare e realizzare percorsi formativi in grado di dare una risposta ai bisogni specifici delle imprese locali. I secondi, invece, completano la filiera formativa degli istituti professionali (IeFP), permettendo agli studenti di ottenere un certificato di specializzazione tecnica superiore, con il riconoscimento a livello nazionale ed europeo dei crediti formativi acquisiti. Si tratta di percorsi che combinano teoria, pratica e laboratorio, disegnati in modo flessibile e modulare per consentire percorsi personalizzati ai più giovani e per dare alle persone già adulte l’opportunità di rientrare nel sistema della formazione con una proposta focalizzata e immediatamente utilizzabile. Investiamo subito, perché il rendimento è garantito.