Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Banche, risarciti i primi 40 soci
Un gruppo di ex azionisti ha già i soldi in tasca. Bitonci: «Si allarga la platea di chi ne ha diritto»
VENEZIA Ex popolari, arrivano i primi risarcimenti. Quaranta rimborsi per 657 mila euro. Attesi per anni, l’Arbitro Consob ha pagato i primi ristori ai soci che avevano già un lodo positivo. Ad annunciarlo il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci. Intanto un nuovo emendamento allarga ulteriormente alle società e a chi aveva «baciate» la platea dei soci risarcibili.
VENEZIA Ex popolari, pagati i primi risarcimenti. La notizia la dà il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, tra le pieghe del nuovo emendamento che allarga ulteriormente il fondo di risarcimento alle società e ai titolari delle «baciate». Ebbene, la Consob ha pagato i primi 40 soci delle ex popolari con un monte-risarcimenti pari a 657 mila euro. I primi - se si eccettua l’operazione della transazione del 15% sul prezzo delle azioni offerta lo scorso anno da Popolare di Vicenza e Veneto Banca - attesi da anni dalla platea dei soci trovatisi prima nell’impossibilità di vendere le azioni, poi azzerati con gli aumenti di capitale del 2016 e infine con le banche liquidate un anno fa. I rimborsi riguardano i primi 40 soci che erano ricorsi all’Arbitro per le controversie finanziarie Consob, sulla base dello schema approvato con il Decreto dignità, di un risarcimento al 30% con tetto di centomila euro, avendo già a disposizione un lodo loro favorevole già emesso dall’Acf, tra quelli giunti prima dello stop ai ricorsi imposto dalla liquidazione di giugno di un anno fa.
L’operazione del primo lotto di rimborsi riguarda 300 soci, quasi tutti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che hanno girato all’Acf il lodo favorevole già ottenuto. Ora entro fine novembre l’Arbitro concluderà l’esame di tutti i ricorsi già pendenti all’Acf e presentati prima della liquidazione delle banche. In tutto la partita riguarda 550 soci delle ex venete per un valore dei rimborsi stimato in 5 milioni di euro, che verranno pagati con i 25 milioni già messi a disposizione per il fondo di ristoro aperto nella Finanziaria di un anno fa dal governo Gentiloni. «È la dimostrazione che la nostra soluzione dell’arbitrato Consob funziona», dichiara Bitonci.
E poi c’è l’altra partita, quella del fondo di ristoro da 1,5 miliardi, previsto dall’articolo 38 della legge di bilancio. Il testo della bozza continua la sua marcia di aggiustamento. Ieri con un emendamento presentato dalla Lega in commissione Bilancio della Camera, che sta affrontando la manovra, e che recepisce molte delle richieste di modifica presentate dai comitati dei soci.
La platea dei 300 mila da risarcire perché hanno subìto un danno ingiusto continua ad ampliarsi. L’emendamento che in sostanza riscrive l’articolo 38 della Finanziaria ha cassato le specificazioni che facevano rientrare tra i soci risarcibili solo le persone fisiche o gli imprenditori individuali. In questo modo rientrano tra i soggetti risarcibili anche le società, «spesso vittime delle cosiddette ‘baciate’», sostiene Bitonci. Pur se non è chiaro se questo riferimento apra una strada attraverso l’Acf per risolvere la spinosissima questione dei finanziamenti concessi per acquistare azioni, sopravvissuti all’azzeramento delle azioni stesse, questione tra l’altro che incrocerebbe la gestione delle liquidazioni e dei crediti deteriorati di Sga. Escluse invece le società speculative, le controparti qualificate e i clienti professionali definiti dal Testo unico della finanza.
La platea si allarga anche ricomprendendo gli «scavalcati» nella vendita delle azioni, e i titolari di quote di partecipazione e di strumenti finanziari poi convertiti o rimborsati in azioni. Ma la platea si allarga ulteriormente, perché con un’espressa deroga alla prescrizione legale e la possibilità di applicare le norme legali vigenti al tempo, fa risalire ulteriormente indietro nel tempo gli acquisti di azioni su cui si è subìto il danno ingiusto. Confermata poi la cancellazione del paragrafo che prevedeva che l’accettazione del rimborso valesse come rinuncia tombale a far causa. È stato sostituito con un testo che mantiene «impregiudicato il diritto per i risparmiatori di agire in giudizio per il danno eccedente», anche contro le autorità di controllo come Bankitalia o Consob.
«Viene aumentata poi fino a 2,5 miliardi la dotazione finanziaria del fondo, esteso fino al 2026, «con la disponibilità di andare a pescare dai conti dormienti, che vengono quindi prenotate già da ora al fine di incrementare la percentuale di ristoro -, sostiene ancora Bitonci -. E ribadiamo che il ristoro del 30%, che non ha eguali in Europa, deve essere considerato un acconto».
E poi ulteriori semplificazioni sono state previste sul fronte delle domande e dei documenti da presentare all’Acf. Con la previsione di pronunce anche attraverso «l’accertamento esclusivamente documentale e senza contraddittorio» e con la possibilità «qualora non dovesse essere reperita la documentazione occorrente per accedere ai ristori, che in alcuni casi si possa ricorrere ad un’autocertificazione».