Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I sindaci temono inchieste sui lavori di ricostruzione
Il timore della Corte dei conti blocca i lavori urgenti. Bottacin: fidatevi di noi, si va in deroga
BELLUNO La Corte dei conti incombe sui lavori di ricostruzione nel Bellunese piegato dal maltempo. I sindaci chiedono infatti garanzie alla Regione sui fondi promessi e sulle regole da seguire per non incappare in possibili inchieste. «Fidatevi di noi - dice Bottacin - si può andare in deroga».
Occorre fare presto, l’inverno è ormai alle porte. E’ forse questo l’unico punto su cui sindaci e la Regione si trovano realmente d’accordo, nella grande partita della ricostruzione post-emergenza nel Bellunese. Su tutto il resto, infatti, le posizioni sono discordi, per non dire parecchio lontane. C’è distanza, in particolare, sulle modalità di gestione «in deroga» degli interventi urgenti.
Le perplessità sono emerse ieri a Longarone, nel convegno organizzato da Anci (associazione dei Comuni) italiana e veneta, per venire in supporto ai sindaci delle zone colpite dall’eccezionale alluvione dello scorso 29 ottobre. Circa 100 gli amministratori e i funzionari presenti, tra cui 41 sindaci del Bellunese, ad ascoltare le parole della presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello, dell’assessore regionale alla Protezione civile Giampaolo Bottacin e il capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli. C’è stata molta confusione su alcuni temi, ma è giusto partire dai punti fermi. Intanto c’è l’ordinanza che disciplina i primi interventi urgenti nelle 11 regioni italiane colpite dalla calamità e le varie deroghe alle norme per velocizzare gli interventi. L’ha firmata ieri mattina lo stesso Borrelli. L’ordinanza individua anche ufficialmente i commissari straordinari che dovranno gestire la fase di emergenza, che durerà 12 mesi, prorogabili. Per il Veneto, come da copione, sarà il governatore Luca Zaia ad avere in capo la responsabilità di coordinare interventi e veicolare risorse: «In passato – ricorda Zaia – sono stato Commissario per l’alluvione del 2010 e per il terremoto del 2012. Questa di oggi è però la situazione più complicata che mi sia mai capitato di affrontare. Ci sono 100 mila ettari di bosco rasi al suolo, il ritorno alla normalità non può prescindere dalla risposta a questo danno che mai si era verificato prima. Ora pancia a terra e lavorare, ma abbiamo una squadra motivata ed efficiente, ed è un ottimo punto di partenza».
Ora Zaia avrà 20 giorni di tempo per redigere il piano degli interventi, che comprenderà tutte le attività di soccorso e assistenza alla popolazione, il ripristino di servizi e infrastrutture strategiche, la gestione dei rifiuti.C’è da lavorare, lo ricorda anche il presidente di Confartigianato Veneto, Agostino Bonomo, in una lettera al commissario straordinario: «A tre settimane dagli eventi -si legge nella missiva- la situazione del recupero del legname delle piante abbattute resta problematica. C’è confusione di proposte di scelte da parte dei diversi proprietari, privati o regole che siano. C’è la pressione speculativa di operatori fuori Veneto (trentini e austriaci). Manca una puntuale ricognizione (anche satellitare) delle aree colpite e della relativa tipologia del legname, essenziale per poter indicare soluzioni fondate».
La confusione, in effetti, si è toccata con mano nel confronto tra Bottacin e i sindaci bellunesi, capitanati dal primo cittadino del capoluogo, Jacopo Massaro e dal presidente della Provincia (e sindaco di Longarone), Roberto Padrin. «Questa è una situazione di emergenza – ha cercato di spiegare Bottacin – sicché non si applicano le normali regole contabili, ma si opera in regime di deroga, con una contabilità separata. Quindi dico agli amministratori di fidarsi della Regione, iniziare e commissionare i lavori senza preoccuparsi della Corte dei conti. Ci saranno le ricognizioni puntuali e verranno individuate le priorità di intervento. Dopo di che i Comuni potranno commissionare gli interventi senza doversi preoccupare della Corte dei conti. E dico anche, se possibile, di non utilizzare i soldi della gestione ordinaria, questi sono interventi straordinari». «Purtroppo la contabilità speciale vale solo per la Regione – ha ribattuto Massaro – noi Comuni invece, per poter avviare gli appalti, dobbiamo avere la certezza che i soldi ci siano. E Le variazioni di bilancio sono possibili solo fino al 30 novembre, altrimenti dovremo rimandare gli interventi al 2019, ma questo è evidentemente impossibile. Ecco perché chiediamo che ci sia chiarezza sulle modalità di gestione e sui soldi che arriveranno: la prima tranche di 53 milioni è servita per la pura emergenza, ma anche i 250 milioni di euro in arrivo sono insufficienti».
A cercare di mettere un po’ d’ordine ci ha provato Borrelli, che ha invitato i sindaci a presentare una lista di necessità «che cercherò di risolvere nelle prossime ordinanze». Ma la soluzione definitiva potrebbe essere l’istituzionalizzazione della gestione emergenziale, per semplificare l’iter, evitando la selva di ordinanze, decreti e deroghe: «Ci sto lavorando», chiosa Borrelli.