Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Scoperta relazione tra Pfas e malattie agli organi genitali
Un nuovo studio sembra dimostrare correlazione scientifica tra pfas (sostanze chimiche utilizzate nell’industria che hanno inquinato le falde acquifere di alcune zone del Veneto) e problemi di salute. L’unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Azienda ospedaliera di Padova, coordinata dal professor Carlo Foresta, ha evidenziato come i Pfas vengano assorbiti dall’organismo umano provocando vari tipi di patologie. Lo studio è stato condotto su 212 giovani di età compresa fra i 18 e i 20 anni nati nelle zone esposte all’inquinamento da pfas, cioè l’area compresa tra Verona, Vicenza e Padova.
L’organismo scambia i Pfas per ormoni, dato che la loro struttura è molto simile a quella del testosterone, e quindi assorbe le sostanze inquinanti che interferiscono con l’azione delle ghiandole endocrine. Le persone più esposte hanno un maggior rischio di malattie riproduttive come infertilità o aborti, disturbi comportamentali nell’infanzia e di alcuni tipi di cancro (rene, testicolo, prostata). «I pfas alterano l’equilibrio ormonale fondamentale per la crescita e lo sviluppo del feto e del bambino perché interferiscono in fase embrionale sullo sviluppo del sistema riproduttivo. In più della metà dei soggetti esposti abbiamo constatato una maggiore lunghezza delle ossa delle gambe, una riduzione della lunghezza del pene del 10 per cento e uno sviluppo dei testicoli inferiore del 10 per cento – spiega il professor Foresta – I Pfas riducono del 40 per cento l’attività indotta dal testosterone e questo potrebbe portare, tra le altre cose, all’infertilità».
La scoperta è stata pubblicata sul «Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism», una delle più importanti riviste mondiali sull’endocrinologia. I Pfas vengono normalmente utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua materiali come tessuto, pentole e vernici. La principale sospettata dell’inquinamento delle acque da Pfas è la Miteni, azienda di Trissino (Vicenza), chiusa a fine ottobre per fallimento. Il cda dell’azienda aveva spiegato l’impossibilità di attuare il piano industriale a causa delle molte diffide arrivate dalla Provincia di Vicenza: i sindacati hanno accusato la Miteni di voler sottrarsi così alle proprie responsabilità e ci si chiede chi dovrà pagare per la bonifica delle acque inquinate e per risarcire le persone contaminate.