Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mose, lavori ripresi ma gli errori sono costati 90 milioni di euro
Vernice, corrosione, danni da mareggiate: tutte le criticità e gli aggiustamenti
Ripresi i lavori del Mose che tecnicamente potrebbe essere finito la prossima primavera. Ma gli errori del passato e i problemi restano, anche quelli tecnici: l’ultimo danno, seppur contenuto, è arrivato con la mareggiata più recente, quella del 29 ottobre scorso. Ma è l’ultimo di una serie di problemi costati più di 90 milioni di euro.
VENEZIA L’ultimo danno, seppur contenuto, è arrivato con la mareggiata più recente, quella del 29 ottobre scorso. Il giorno della «tempesta perfetta», con onde di sei metri. Sotto quegli «schiaffi», la lunata del Mose al Lido è andata di nuovo ko: non come accadde il 31 ottobre 2012, quando la scogliera a protezione della bocca di porto era in parte crollata e per ripararla servirono 2 milioni; questa volta ci vorranno «solo» 100 mila euro per sistemare mareografi e qualche pietra. Ma sono gli ultimi di una serie di problemi costati più di 90 milioni.
Il rush finale per il Mose è iniziato: si stanno posando le ultime dieci paratoie (su 78); i lavori per gli impianti sono ripartiti, tanto che si ipotizza che le prime chiusure si possano fare in primavera; sul piatto ci sono infine altri 460 milioni di lavori per concludere l’opera. Restano però il passato e il presente di tanti problemi legati spesso a lavori fatti male, ma anche a scelte nell’organizzazione dei lavori. Come per esempio quella di tenere per più di sei mesi all’aria aperta, alla bocca di Malamocco. Il sole, la pioggia e anche i gabbiani le hanno danneggiate e sono stati messi a bilancio 2,1 milioni di euro per riverniciarle.
Un’altra mareggiata, questa volta nel febbraio 2015, ha danneggiato la porta lato mare della conca di navigazione alla bocca di Malamocco, che dovrebbe servire per far passare le navi dirette a Porto Marghera anche a Mose chiuso: quella che di recente il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino ha definito quasi inutile perché ormai troppo piccola e pericolosa perché disallineata («rischiamo di aver speso 653 milioni per niente»). Serviranno 37 milioni di euro per rifarla, di cui 2 e mezzo solo per il progetto. L’acqua è ovviamente il «nemico» principale di un’opera come il Mose e le infiltrazioni, unite alla mancanza degli impianti di condizionamento, hanno causato problemi di corrosione e danni agli impianti. Ci vorranno 12,4 milioni per sistemare gli impianti meccanici «ammalorati» nelle gallerie sotto i cassoni di Treporti (7,7 milioni) e Malamocco (4,7), ma anche 11,2 milioni per sistemare le «barre di inghisaggio» (4,5) e i tensionatori (6,7) delle cerniere, l’elemento più delicato del sistema, quello che collega le paratoie ai «giganti» di calcestruzzo ancorati sul fondale. Inizialmente per i tensionatori, già attaccati dalla corrosione ma, secondo una perizia del Rina, in grado di reggere ancora per oltre un decennio, si era ipotizzata la sostituzione totale, ma ora si sarebbe imposta una linea più «conservativa» di ripristino. Otto milioni e mezzo sono stati spesi per sistemare il jack-up, il costoso mezzo navale per trasportare le paratoie, che ora funziona. Costerà invece tre milioni e mezzo la sostituzione dei giunti di gomma tra un cassone e l’altro, danneggiati dai movimenti di questi primi anni, mentre altri 2,5 milioni serviranno per monitorare proprio questi spostamenti.
C’è infine il problema dei sedimenti alla schiera di Lido Nord (lato Treporti). Le tre paratoie più esterne, in un luogo che non a caso si chiama «punta Sabbioni», non sono rientrate correttamente perché il fondo era pieno di sabbia. La paratoie centrale delle tre, la numero 20, scesa per prima, avrebbe «intasato» gli alloggi di 19 e 21. Dopo due anni sono ancora lì, ma il motivo è anche che il Cvn sta aspettando di capire se finalmente passerà una riforma del protocollo sui sedimenti che ne renda meno onerosa la rimozione: oggi sono infatti considerati un rifiuto, con quello che ne comporta a livello di costi. Sarà poi anche realizzato un mezzo apposito, una sorta di «aspirapolvere» al costo di 7 milioni: ma quello di progetto ne costava 30.
Sono stati i commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola a tagliare la spesa. Negli ultimi mesi i commissari si sono scontrati con il provveditore Roberto Linetti, tanto che girava voce di una possibile sostituzione. Lo stesso ministro Danilo Toninelli aveva fatto a Venezia una battuta sulla «fine» del commissariamento come ipotesi. Ieri il ministro ha ricevuto una delegazione di esponenti locali del M5s, ma di questo non si sarebbe parlato. Ma ha preannunciato a breve un incontro con le parti, ma anche con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone e il prefetto di Roma, titolare del commissariamento.