Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Canale dei Petroli guerra sulle difese «Il mare si alzerà troppo va salvata la città»
VENEZIA Stessa ora, ma città diverse: uno in sala San Leonardo in centro storico, l’altro a Marghera in terraferma. Ma diverso è stato soprattutto lo sguardo al futuro della laguna e di Venezia. Gli uni rivolti alla difesa della laguna, anche se Georg Umgiesser dell’IsmarCnr li ha ammutoliti ricordando le stime di innalzamento del mare che vanno da un metro fino a 190 per fine secolo: «Parlare di riequilibrio della laguna nei termini di oggi non ha più senso - ha detto - si romperà l’unità tra città e laguna perché dovremmo scegliere se salvare l’una o l’altra». Gli altri, invece, sostenitori dello sviluppo e della portualità. «Il Canale dei petroli sta provocando l’erosione? È il contrario», dice l’ingegnere idraulico Daniele Rinaldo.
L’incontro a San Leonardo è stato organizzato da Municipalità di Venezia e Italia Nostra. «Il Mose non salverà Venezia, si dovrà alzare la città ma non basterà - ha continuato Umgiesser - Bisognerà separare la laguna dal mare ma a tre condizioni: portare il porto fuori, e poi ridurre a zero l’inquinamento e canalizzare le acque nere». Risponde Stefano Boato, ex membro della commissione di Salvaguardia: «Riequilibrio e innalzamento della città non sono in contrasto, erano progetti da sperimentare ma il Mose ha mangiato tutti i fondi». A introdurre l’incontro è stato il presidente della Municipalità Giovanni Andrea Martini: «È importante che questa sala sia piena - ha detto - Peccato l’assenza dell’Autorità Portuale, un interlocutore scarsamente raggiungibile, nonostante il presidente sia veneziano e in passato abbia lottato con i lavoratori». Al centro dell’incontro c’era il progetto del Porto che giovedì approderà in Salvaguardia, che prevede 1,3 chilometri di palancolato alla cassa di colmata B lungo il Canale dei Petroli. «Provocherà un aumento del moto ondoso – ha spiegato Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra – Questi progetti vanno fermati». Andreina Zitelli spiega che lo stesso ministero ammette che il progetto deve passare la Via, mentre Antonio Rusconi, già Autorità di Bacino, ricorda che serve uno strumento di pianificazione generale, che manca dopo lo stop al Piano Morfologico. «Riequilibrare la laguna è ancora possibile ma a non volerlo sono gli stessi interessi che puntano a ripristinare la loro egemonia dopo lo scandalo del Mose», ha concluso Lorenzo Bonometto, Società Veneziana di Scienze Naturali.
Rinaldo, che quel progetto lo ha fatto, parla invece all’hotel Mercure a un incontro di Assoagenti e rispedisce le accuse al mittente. «La causa vera dell’erosione è il vento di bora in bassa marea e la costruzione dei moli foranei alla bocca di Malamocco nell’Ottocento - spiega - Il canale dei Petroli in un solo tratto è stato acceleratore di fenomeni erosivi, ma nelle altre sue parti è invece accumulatore di sedimenti. Cioè il contrario di quel che si dice». Qui ha preso voce il sì accorato alla manutenzione e alla ricalibratura non solo del canale dei Petroli, ma anche del Vittorio Emanuele e dei canali del porto di Chioggia. «Va garantita l’accessibilità nautica necessaria per il porto regolato dal Mose», ha spiegato il presidente di Assoagenti Veneto Alessandro Santi. Qualche settimana fa la Capitaneria di porto ha limitato l’accesso alle navi più grandi e anche per questo il Porto chiede di fare presto con il palancolato. «È un intervento che non va contrastato – risponde Santi a Italia Nostra – per permettere che si ripristini la situazione dei pescaggi che abbiamo perso nell’ultimo mese». Le palancole infatti dovrebbero anche impedire alle sponde di franare e interrare il canale, altrimenti questa situazione danneggerà il porto veneziano, che a settembre ha registrato una crescita del 7,5 per cento (17,9 in più di rinfuse, 11,4 di passeggeri e 1,5 di contenitori). «Se vogliamo dirla tutta negli ultimi 10 anni il Porto di Venezia è cresciuto in media del 6,1 per cento - continua Santi - solo quest’anno cominciamo a sentire difficoltà nei pescaggi. E non è il canale dei petroli il problema di Venezia, ma la mancanza di manutenzione in laguna».