Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Delitto Pamio, 30 anni a Lazzarini «Ha ucciso l’anziana con crudeltà»
Il giudice più severo della procura: nessuna attenuante. Busetto in Cassazione
VENEZIA Due delitti, due ergastoli, ridotti a 30 anni solo per il rito. Niente sconti, salvo appunto quello per l’abbreviato, per Susanna Lazzarini, la 56enne di Mestre rea confessa dell’omicidio di due anziane amiche della madre a tre anni di distanza. Ieri «Milly», come veniva chiamata, era in aula per il primo delitto, quello più controverso, ed è stata condannata a 30 anni di carcere per aver massacrato l’87enne Lida Taffi Pamio, nella sua casa di via Vespucci a Mestre nel pomeriggio del 20 dicembre 2012. Il pm Alessia Tavarnesi, che le contestava i reati di omicidio volontario pluriaggravato e rapina della «famosa» collanina, aveva chiesto una pena più bassa, 18 anni, ritenendo di poterle concedere le attenuanti generiche per la sua collaborazione alle indagini; ma il gup David Calabria le ha negate, anche se solo le motivazioni potranno chiarire il pensiero del giudice. La difesa, che aveva contestato le aggravanti (il fine di rapina, la crudeltà e la minorata difesa), farà appello.
Il caso è quello per il quale è già stata condannata anche Monica Busetto, l’operatrice La squadra mobile sul luogo del delitto la sera del 20 dicembre 2012 in via Vespucci 13 a Mestre sanitaria dirimpettaia della vittima, protagonista di una vicenda giudiziaria complessa. La donna era stata arrestata a un anno dal delitto come unica killer e condannata a 24 anni dalla Corte d’assise a fine 2014. Ma era stata inizialmente scagionata da Lazzarini, dopo che quest’ultima fu arrestata per il secondo omicidio, quello dell’81enne Francesca Vianello, avvenuto il 29 dicembre 2015 sempre a Mestre, in corso del Popolo, e confessò anche il precedente. Successivamente Milly ha in parte ritrattato, affermando che anche Busetto aveva partecipato al delitto, tanto che in appello l’operatrice è stata condannata all’ergastolo, pena poi ridotta a 25 anni, anche se ci sarà un nuovo round in Cassazione. La versione di Lazzarini non era stata esente da qualche contraddizione, ma a incastrare Busetto fin dall’arresto era stato proprio il ritrovamento di una collanina con il Dna della vittima, ritenuta quella rubata, in un portagioie in casa sua. I suoi legali Alessandro Doglioni e Stefano Busetto hanno sempre sostenuto l’ipotesi della contaminazione, visto che il Dna era ridottissimo e non era stato trovato a una prima analisi.
Secondo la sua stessa confessione, quel giorno Lazzarini era andata a casa di Pamio, amica dell’anziana madre, per chiedere dei soldi. Mentre la donna preparava un caffè avrebbe poi provato ad arraffare qualcosa, visto che sapeva che era benestante, ma era stata scoperta. A quel punto, quando l’anziana le aveva detto che era una ladra e che l’avrebbe denunciata, Lazzarini avrebbe perso la testa, aggredendola: prima l’ha colpita in testa con uno schiaccianoci, poi l’ha strangolata con un cavo, quindi le ha messo della carta in bocca e infine le ha dato 21 coltellate. Nel suo racconto a un certo punto, Busetto era entrata dalla porta di casa rimasta aperta, e invece di chiedere aiuto le aveva tirato gli ultimi fendenti perché la «odiava». Se inizialmente non l’aveva tirata in ballo, aveva spiegato, è perché le aveva promesso che si sarebbe occupata della sua famiglia. ● Susanna Lazzarini
ha ucciso il 20 dicembre 2012 l’87enne Lida Taffi Pamio ● La donna ha confessato il delitto solo nel febbraio 2016, dopo essere stata arrestata per un secondo omicidio