Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Precari salvi «Bilancio ok ora autonomia»
C’è chi dice che la montagna ha partorito il topolino, ma con l’accordo siglato martedì sera a Roma i lavoratori precari delle Fondazioni liriche tirano un sospiro di sollievo. L’Anfols, associazione che riunisce i teatri d’opera italiani, e i sindacati hanno sottoscritto un documento che proroga di 12 mesi la possibilità di reiterare i contratti a tempo determinato. Questo significa che i lavoratori che a fine mese rischiavano di non vedere rinnovata la collaborazione con La Fenice dopo anni di precariato, possono passare un Natale tranquillo. Si tratta di orchestrali, coristi e maestranze impegnati nelle produzioni e la cui assenza, nonostante le sostituzioni, avrebbe creato grossi problemi. Nei prossimi giorni la neoeletta Rsu incontrerà il sovrintendente Fortunato Ortombina per definire la ripresa del lavoro. L’accordo infatti deve essere ratificato anche a livello locale. «È una buona notizia perché ci aiuta a uscire da un’emergenza creata dall’incrocio tra il decreto Dignità e la sentenza della Corte di Giustizia Europea — commenta Ortombina — che impediva ai teatri di rinnovare i contratti a tempo determinato. Si era creato un problema senza darci il tempo di organizzarci, perché io sarei felicissimo di raddoppiare l’organico ma la situazione finanziaria me lo impedisce». Ora c’è un anno a disposizione per trovare una soluzione e il documento sottoscritto l’altra sera annovera l’obbligo per le parti di incontrarsi entro giugno 2019 per «verificare l’andamento dell’accordo». Inoltre, prevede un’analisi del precariato interno «per individuare percorsi concorsuali». «L’obiettivo di tutti è dare la possibilità di fare spettacoli con un organico il più possibile attinente alle necessità organizzative» chiosa Mauro Vianello della Fistel Cisl. Come spiega Marco D’Auria della Cgil, «l’importanza di questo accordo è la revisione del novero di lavoratori necessari per sostenere il numero delle produzioni. Bisogna capire la sostenibilità economica di un eventuale percorso di stabilizzazione dei lavoratori precari all’interno di ogni teatro». La Fenice è l’unica Fondazione lirica «non autonoma» ad avere i conti in regola, a differenza degli altri 11 teatri d’opera. «Sono certo che se potessi raddoppiare il personale e fare 400 spettaco-li l’anno sarebbero sempre esauriti – commenta il sovrintendente – ma non posso farlo perché non siamo autonomi come La Scala. Posso assicurare che è molto più facile raccogliere risorse a Milano che a Venezia, e nonostante questo i nostri bilanci sono in ordine. Significa che siamo più bravi e ci meritiamo “l’organizzazione speciale”, il nostro prossimo obiettivo.