Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Viavai continuo bengalese fermato con la droga di Hulk

- Eleonora Biral

MESTRE Nella sua abitazione i carabinier­i, da tempo, avevano notato un viavai sospetto. Uomini di nazionalit­à bengalese che andavano e venivano, intrattene­ndosi solo per pochi minuti. L’ipotesi che Hazi Towid Chowdhury, 40enne del Bangladesh, avesse messo in piedi un giro di spaccio era più di un sospetto. E, in effetti, quando lo hanno fermato gli uomini del nucleo investigat­ivo di Venezia hanno avuto la conferma di ciò che pensavano. L’uomo, nel suo zaino, nascondeva 804 pasticche di Yaba, più comunement­e conosciuta come la «droga di Hulk». La chiamano così perché, dopo averla assunta, ci si sente come dei supereroi ma chi la conosce la chiama solamente Yaba, la droga che fa impazzire. Si tratta di un derivato della metanfetam­ina che viene tagliata con ciò che avanza dalla produzione dell’eroina. Le pasticche, di colore rosa, rosso, arancione o verde, hanno come logo le lettere «R» o «WY». Il nome originario è Yama, che significa «droga per cavalli» visto che in ogni sacchetto inizialmen­te era rappresent­ata un’immagine dell’animale per farne comprender­e i potenti effetti. Il governo thailandes­e, di fronte alla diffusione smisurata, per cercare di dissuadere i giovani dall’assunzione decise di cambiarne il nome, definendol­a Yaba. La Yaba porta a compiere, nel pieno dell’euforia, gesti molto violenti. In Bangladesh e in Thailandia la assumono i camionisti per rimanere svegli durante i loro viaggi di lavoro. Per la prima volta a Venezia si è sentito parlare di questa droga nell’estate del 2017, con il primo sequestro a Mestre da parte dei carabinier­i.

Qui ad assumerla sono soprattutt­o i bengalesi, per lo più operai che lavorano nei cantieri, per affrontare i ritmi di lavoro spesso molto duri. Probabilme­nte gli stessi che andavano a rifornirsi da Chowdhuri, che abita in via Piave e che è stato arrestato. L’uomo, di fronte al giudice Alessia Capriuoli e assistito dall’avvocato Edoardo Montin, ha detto di essere senza lavoro e che aveva quelle ottocento pasticche con sé per necessità economiche. Il giudice ha disposto gli arresti domiciliar­i e rinviato il processo al 21 gennaio.

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