Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
GLI UOMINI E I DRAMMI DI COPPIA
Due tragedie fotocopia in perfetta contemporaneità, a Bologna e in provincia di Trento. Due coppie di molto anziani, due omicidi suicidi. Lei è malata, molto malata da tempo e lui la uccide con un colpo di arma da fuoco che poi rivolge contro se stesso. Marito e moglie unitissimi in entrambi i casi, marito e moglie che hanno vissuto fino alla fine in fedele e affettuosa simbiosi. L’unica differenza è che mentre la coppia veneziana morta in Trentino ha lasciato un messaggio congiunto che testimonia di un accordo tra i due anche nella scelta di morire, a Bologna la decisione è stata presa da lui soltanto che ha sparato a lei dopo che si era addormentata.
Di cosa parlano queste tragedie fotocopia? Forse, prima di tutto, di solitudine. Una figlia lontana, dei nipoti lontanissimi in un caso, nessun figlio, sia pure con un’anziana sorella convivente, nell’altro. Solitudine che è la malattia dell’uomo, dell’uomo di oggi si è portati a dire, ma forse è invece propria dell’uomo di tutti i tempi. Malattia curabile soltanto con la presenza affettuosa, costante, paziente di famigliari o amici, ed è perciò che si rivela malattia spesso incurabile.
Parla, anche, questa tragedia, dell’insufficiente assistenza pubblica agli anziani che non riescono più a badare a se stessi, anche in regioni, come l’Emilia e il Trentino, considerate un’eccellenza in questo campo.
La rete comunque rivela, ha rivelato falle troppo grandi: forse perché impreparata allo straordinario allungamento della vita e, dunque, al moltiplicarsi dei casi di non autosufficienza.
Infine la tragedia parla, principalmente parla di qualcosa d’altro ancora, che spiega perché i mariti che ammazzano le mogli gravemente ammalate sono molto più numerosi delle moglie che ammazzano i mariti gravemente ammalati. Non perché sono gli uomini che di solito custodiscono un’arma e perché la sanno maneggiare meglio, e nemmeno perché sono fisicamente più forti o perché più disposti a caricarsi di questa terribile, finale responsabilità. Succede bensì perché nella grande maggioranza dei casi manca loro quella capacità di assistere, quella disposizione a curare, quella sapienza nel soccorre e nel consolare cui tradizionalmente sono state educate le donne le quali, anche oggi in tempi di post femminismo e di parità di ruoli, conservano queste preziose prerogative di umanità. Le hanno imparate, anche senza particolare scolarizzazione, accudendo i bambini oppure occupandosi dei vecchi di casa.
Manca agli uomini, forse più a quelli di alta età, cresciuti nell’ancien règime, quella medesima educazione dei sentimenti e dei gesti necessari ai malati come l’aria: non solo il nutrire, il medicare, lo spogliare e il vestire, ma anche il lavare, il pulire, il pettinare. E poi il parlare, il consolare, il carezzare. Sono, non raramente, analfabeti di queste capacità, gli uomini: perché nessuno glielo ha insegnato, perché, tanto, per queste cose ci sono le donne. Allora, per disperazione, capita che uccidano.