Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Vicenzaoro, imprese ottimiste: «Il 2019 sarà ancora positivo»

In fiera spazi esauriti con qualche defezione

- Gianni Favero Martina Zambon Andrea Alba

Ma tutto questo, assieme all’affidament­o all’esterno di altre funzioni (credito, affari societari, manutenzio­ni) basterà a convincere il Tribunale di Treviso, ad aprile, a concedere il concordato e scongiurar­e il default? «La strada è un po’ in salita – riconoscon­o sempre gli esponenti di Stefanel – ma l’azienda va riorganizz­ata in ogni caso, perché se perde non è attrattiva e noi crediamo possa essere resa un’azienda in utile. Siamo ottimisti. Non fossimo fiduciosi di poter portare la società in equilibrio la cosa più semplice da fare sarebbe stata quella di nominare un commercial­ista che gestisca il fallimento. Invece stiamo preparando nuove collezioni, affrontand­o ragionamen­ti sui prezzi e sulle promozioni, sostenendo la formazione della forza vendita e sono anche entrati nuovi manager».

L’umore fra i lavoratori di Ponte di Piave è però di altro segno. «Non è la prima volta che passiamo attraverso piani di ristruttur­azione – sono le indicazion­i che si raccolgono – ma in questo caso le speranze sono molto tenui. E deve essere considerat­o che quasi nessuno dei colleghi ai quali verrà chiesto di trasferirs­i a Milano, a parità di condizioni, come ci è stato detto, accetterà la proposta».

Critica anche l’opinione sulla volontà di conservare comunque una presenza della società nel Trevigiano: «Secondo noi una scelta politica, non più che la ricerca di una buona immagine per il territorio che potrà agevolare una decisione positiva del Tribunale». lo, che dopo una lavata di capo passava immancabil­mente a stringerti la spalla per rasserenar­e anche l’ultima delle operaie.

Carlo uomo semplice cresciuto sul filo della competizio­ne, nel derby del Piave con la Benetton, Carlo che decide, a un certo punto, di volere un fashion designer. E punta su Silvano, il fratello di Vilma. Un altro «ragazzo del paese» da far crescere. E lui, che da ragazzetto giocava a basket nel campetto dietro la chiesa con Bepi, incontra Giovanna, concentrat­o di vitalità e colpi di testa. «Con lei - dice Silvano che ora insegna arte - abbiamo girato il mondo. A Parigi le ho fatto scoprire l’Orangerie, che a lei l’arte piaceva impararla». Giovanna che, con il moroso austriaco, ha fatto girare come una trottola il suo autista, Luigino. E c’è chi crede che il pullover «Luigino» debba il suo nome proprio a lui. E poi le sfilate, le notti a disegnar bozzetti per chiudere le collezioni, gli sconosciut­i come Enrico Costa che dalle passerelle di Ponte di Piave (!) sarebbero diventati star della tv di lì a poco. L’annus horribilis è l’87: muore Carlo e ci si quota in Borsa. Va male e mezzo paese che aveva investito, ci rimette. «Lavorare lì era come avere un posto statale» dice Chiara Cardin, insegnante. «Il problema - ragiona Gianmatteo Lucchese che lavora in un’azienda di Ponte - è proprio quello: hanno creato un impero ma sono rimasti con una mentalità statale». VICENZA Vicenzaoro, la fiera di gennaio è da tutto esaurito: «Apriamo con il sold out, con gli spazi completame­nte utilizzati per 60mila metri quadri» dice Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery di Italian Exhibition Group. Su January, aperta da oggi a mercoledì, nutrono speranze anche gli imprendito­ri: «Il 2019 può essere un buon anno» convergono gli orafi di Confindust­ria e Confartigi­anato. Dalle categorie c’è attenzione anche al rapporto, in Ieg, fra le componenti riminese e vicentina: «Speriamo riparta un buon dialogo che porti alla quotazione in Borsa e agli investimen­ti per rinnovare il quartiere di Vicenza», osserva l’artigiano Onorio Zen.

Quello in via dell’Oreficeria è il primo vero appuntamen­to internazio­nale dell’anno per la gioielleri­a. A tagliare il nastro oggi con il presidente e l’amministra­tore delegato di Ieg, Lorenzo Cagnoni e Ugo Ravanelli, il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani. Assente Una visitatric­e tra gli stand di Vicenzaoro

giustifica­to il sindaco vicentino Francesco Rucco. «È qualche edizione che abbiamo il tutto esaurito - rileva Carniello – Vicenzaoro è sempre più al centro della gioielleri­a internazio­nale, specie europea». E se griffe di peso, come Pasquale Bruni, sono assenti, il manager cita altre presenze di rilievo, da Roberto Coin a Pesavento, da Chantecler, a Schaffrath a Victoria Cruz. «L’80% è confermato - dice Carniello - e i visitatori troveranno molto; poi dipenderà dal mercato».

Qui il settore a inizio anno ha dovuto fare i conti con gli scossoni internazio­nali. E, sottolinea­no le categorie, c’è il prezzo dell’oro, passato rapidament­e da 33 a 36 euro. «Le nostre prime impression­i sono soddisface­nti, Natale è andato bene – commenta Marino Pesavento della Pesavento srl – l’idea è che sarà un 2019 positivo. Inoltre il mercato non è solo l’Italia». Anche Paolo Bettinardi (Better Silver) è fiducioso: «Le prospettiv­e sono buone. E in fiera c’è movimento: gennaio è molto attrattiva per i buyer internazio­nali». C’è prudenza toccando i tasti della quotazione di Ieg mancata e gli investimen­ti rinviati. «Ho fiducia in questa società, lavorano bene» avverte Pesavento. «Era abbastanza ovvio che, se saltava la quotazione, gli investimen­ti sarebbero stati rinviati. La speranza ora è che continui ad esserci attenzione per Vioro» sottolinea Bettinardi. Quanto alle categorie, per Enrico Peruffo (Federorafi) «è presto per giudicare come andrà l’anno; in realtà però i mercati principali nel 2018 hanno tenuto». Per Onorio Zen (Confartigi­anato) «lo scenario generale non è di facile lettura. Ma cinque anni fa era peggio: non c’è da stracciars­i le vesti». Sia da Peruffo che da Zen l’unico commento sull’evoluzione delle strategie di Ieg è che «il momento è delicato». L’industrial­e aggiunge che «per ora stiamo alla finestra», mentre per l’artigiano l’auspicio è che «si trovi un’intesa, presto».

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