Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia, le categorie: «In piazza? No, grazie»
E all’assemblea di Confindustria i vicentini contestano Di Maio
VENEZIA Autonomia, dopo l’ennesimo rinvio il governatore Zaia invoca: «In piazza». Ma le categorie economiche ostentano ormai freddezza: «Se ne riparla come minimo dopo le Europee» dice il presidente di Confindustria Zoppas. E i confindustriali vicentini protestano contro il vicepremier Di Maio.
VENEZIA «Scendere in piazza per l’autonomia come invoca il governatore Zaia? Facciamo che ne parliamo lunedì...». Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto sta progressivamente «asciugando» i suoi commenti al «feuilleton autonomia». Dal pamphlet appassionato alla battuta caustica si potrebbe dire. «Fino a domenica siamo in piena campagna - spiega Zoppas ma da lunedì, se l’autonomia non riparte, son problemi seri. E la piazza, è noto, per noi è l’extrema ratio. Il dato di fatto comunque resta: se dopo tutto questo l’autonomia resta al palo un’intera regione sarà messa alla berlina. C’è un ministro incaricato? «(Erika Stefani, Lega, titolare delle Autonomie regionali ndr) Bene, si vada fino in fondo. Anche perché pare essere l’unico strumento in campo per la spending review nazionale con il vantaggio dei costi standard utili per tutte le regioni». La piazza, insomma no, non piace. A voler approfondire le reazioni delle categorie economiche venete allo sfogo di Zaia di fronte all’ennesimo rinvio, al film visto più volte di un dossier che in consiglio dei ministri ci è arrivato, di sfuggita solo due volte, si legge, in filigrana, un nervosismo crescente anche nei confronti della Lega a due teste: imbufalita sul territorio, sfuggente fra un palazzo romano e l’altro.
«L’idea nata da una regione a trazione leghista di scendere in piazza e protestare contro il proprio partito che è al governo mi fa un po’ sorridere. - chiosa sulfureo Marco Michielli, presidente di Confturismo - La premessa è che i veneti vanno a lavorare e non in piazza. Ed è per questa loro peculiarità che vogliono l’autonomia. Protestare contro un partito al governo non ha molto senso e non convinceremmo certo i 5 Stelle che del boicottaggio all’autonomia hanno fatto una bandiera elettorale. Se ci fosse ancora il pentapartito direi “aspettiamo dopo le elezioni”. Anzi, a pensarci bene, possiamo dirlo anche con un governo legastellato: “aspettiamo le europee”, poi le cose sono due. O i toni si abbasseranno o il governo andrà a casa. E l’autonomia sarebbe per Salvini la scusa giusta. Ci farebbe anche una bella figura».
La cautela dei vertici dell’imprenditoria veneta nell’addentrarsi in disquisizioni strettamente politiche è acqua passata. L’esasperazione fa rompere più di qualche argine. Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato alla piazza non crede più: «Ci siamo andati, pochi mesi fa, a Milano. La copertura mediatica, persino all’estero, è stata ottima. Ma il governo non ha neppure accennato a una risposta. Come non fosse mai successo. Una refrattarietà disarmante. A Zaia diciamo che faccia appello al suo stesso partito, la Lega punti i piedi o faccia cadere il governo, il resto sono panniccelli, panni caldi per curare malattie gravi». L’unico che a manifestare con cartelli e striscioni ci andrebbe è Mario Pozza, alla guida di Unioncamere: «È tempo di dare un segnale chiaro alla politica che il Veneto c’è, altrimenti continueranno a trattarci da veneti polentoni che brontolano ma nulla più. Gli esempi si sprecano, penso al treno mattutino per Roma e all’arroganza con cui Trenitalia l’ha tagliato. È ora di reagire, di spiegarci chiaramente con la politica. Anche nell’urna elettorale».
La corda è vicina a spezzarsi. L’ultimo episodio, eclatante, si è consumato a Roma l’altro ieri durante la parte a porte chiuse dell’assemblea nazionale di Confindustria. Luciano Vescovi, Confindustria Vicenza, ha annunciato ai colleghi la protesta della delegazione berica: «Assisteremo con freddezza e in silenzio all’intervento di domani del ministro dello Sviluppo economico perché ci aspettiamo meno sceneggiata e tattiche elettorali e più concretezza». Promessa mantenuta e sottolineata due volte dalla standing ovation per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Vediamo un cambiamento di atteggiamento in Di Maio -spiega Vescovi - e questo è positivo ma da qui ad arrivare ai fatti siamo lontani anni luce».
Sull’autonomia interviene anche la Cgil con Paolo Righetti che la boccia quasi in toto. «Chiediamo a Zaia di fare del Veneto la regione apripista per tutte di un percorso diverso: si discuta in conferenza Stato-Regioni, si sottoponga la proposta corredata dai Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, al Parlamento e si vada avanti. Questa è la via per uscire dalla palude in cui sta sprofondando l’autonomia». Quanto al merito, però, la Cgil ritiene irricevibili le richieste di autonomia sulla scuola (si spaccherebbe il Paese) e su buona parte delle infrastrutture dalle autostrade agli aeroporti. E, in parte, su ambiente e rifiuti.
"Zoppas Se da lunedì l’autonomia non si sbloccherà ci saranno problemi davvero molto seri