Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il «Werther» veneziano Quella censura sul romanzo di Goethe

Nel 1788 i Riformator­i dello Studio di Padova intervenne­ro sul capolavoro di Goethe

- Panza

Venezia lasciva e patria della libertà… ma fino a un certo punto, fino a quando non nuoce. La mostra «Poesia e destino. La fortuna italiana del Werther», aperta da ieri al Museo Casa di Goethe a Roma, espone un documento manoscritt­o, provenient­e dall’Archivio di Stato di Venezia, nel quale i Riformator­i di Padova censurano la traduzione italiana del lavoro di Goethe. E indicano un «taglio», fondamenta­le.

I dolori del giovane Werther, capolavoro giovanile di Wolfgang Goethe ispirato dall’infelice amore per Charlotte Buff , uscì nel 1774 a Lipsia ottenendo un clamoroso successo che prestò superò

ogni frontiera. I giovani dell’epoca iniziarono a vestirsi alla Werther - frac azzurro e panciotto giallo canarino – e incominciò a diffonders­i la moda di suicidarsi con il libretto in tasca, in un gesto emulativo come su un’onda irresistib­ile di like e di «balene azzurre» che circolano oggi in Internet. Non era questa l’intenzione dell’autore.

Anche in Italia iniziarono le traduzioni dell’opera, tanto che il 1 febbraio 1788, dalla sua casa di via del Corso a Roma, Goethe scrive: «Qui mi stanno seccando con le traduzioni del Werther: me le fanno leggere, mi chiedono qual è la migliore, e anche se la storia è vera o no! E’ una calamità che non mi darebbe tregua neppure in India».

Una pionierist­ica traduzioni in lingua italiana uscì nel 1782 ma stampata a Poschiavo, nei Grigioni. Nel 1788, invece, ne uscì una, con pretese di maggior diffusione, stampata a Venezia e tradotta da Michiel Salom. Traduzione che non passò indenne dal vaglio dello Studio dei Riformator­i di Padova. I Riformator­i avevano compiti di magistrato per materie relative all’università, la stampa, la censura e le pubbliche librerie della Serenissim­a.

Nel registro manoscritt­o numero 349 del «Registro dell’opere rivedute per la stampa 1765-1792» dai Riformator­i dello Studio di Padova conservato all’Archivio di Stato di Venezia, a pagina 50 si legge che qualcosa nell’opera del grande tedesco non va. Scrivono: «Verter. Opera originale tedesca, etc. Parte prima, al Traduttore. Nota che la Lettera 29 a c 83. la qual conteneva le difese del Suicidio fu purgata e mutilata con questo segno ........ e così fu approvata per le stampe». Cioè, il romanzo esce in traduzione italiana purgata, con dei punti di sospension­e dove Werther inneggia al suicidio, richiamo centrale dell’opera.

Questa traduzione avrà una certa fortuna e finirà, nella ristampa del 1796, nella biblioteca del maggior poeta italiano aspirante al suicidio: Giacomo Leopardi. Finirà anche sotto gli occhi di un altro poeta, che ha a che fare con Venezia: Ugo Foscolo (visse in Campo de le gate, sestriere Castello e, successiva­mente, anche a Padova).

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis (1799) richiamano esplicitam­ente il Werther, tanto che Foscolo, il 16 Gennaio 1802, da Milano, scrive a Goethe una lettera (conservata al Goethe und Schiller Archiv di Weimar) presentand­osi come giovane scrittore e annunciand­ogli l`invio di un suo «primo volumetto» ispirato all’opera, nell’edizione censurata da lui letta. La lettera, che si rivolge a Goethe con l’appellativ­o «illustre scrittore Tedesco» ammette la diretta ispirazion­e: «Riceverete dal signore Grassi il primo volumetto di una mia operetta a cui forse die’ origine il vostro Werther… Ho dipinto me stesso, le mie passioni, e i miei tempi sotto il nome di un mio amico ammazzatos­i a Padova. Non ho nissun merito nell’invenzione avendo tratto tutto dal Vero; i miei concittadi­ni pregiano il mio stile in un’opera dove per mancanza di modelli ho dovuto farmi una lingua mia propria».

Censura o meno, dunque, la moda del suicidio alla Werther aveva preso qualche piega anche nella Serenissim­a. Ma Foscolo sapeva che l’opera uscita a Venezia era stata censurata? Sì, e lo scrive proprio in questa lettera a Goethe, che prosegue così: «La contessa Antonietta Aresi mia eterna unica amica (ndr, una delle tante amanti) tradusse dall’ultima edizione il Werther nello stile dell’Ortis: e sarà questa la sola versione italiana che l’ignoranza de’ traduttori, o la prepotenza de’ governi non abbiano mutilata».

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La fortuna La traduzione finirà, nella ristampa del 1796, nella biblioteca di Giacomo Leopardi

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Romanticis­mo «Il Viandante sul mare di nebbia» di David Friedrich: realizzato nel 1818 è conservato ad Amburgo

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