Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Noi, pluripremiati per il recupero E il Demanio non ha chiesto curriculum»
VENEZIA «Laboratori, workshop, residenze d’artista erano un modo per conoscere una città diversa da quella del turismo mordi e fuggi, alla Pepe noi abbiamo realizzato un modello di rigenerazione urbana che fa della cultura il punto centrale». A dirlo è Andrea Curtoni che fa parte di Biennale Urbana, l’associazione che dal 2016 grazie a concessioni demaniali prima mensili poi annuali ha fatto rinascere la caserma Pepe al Lido. Caserma che il Demanio ha ora concesso per sei mesi all’associazione Fispmed, del dipendente comunale Roberto Russo, scatenando le polemiche.
Quasi vent’anni di abbandono avevano ridotta la caserma a un groviglio di piante infestanti, la struttura monumentale era inagibile.
Pian pano
Biennale Urbana l’ha aperta al pubblico. Di più, attorno alla Pepe ha costruito un progetto di riuso basato sull’arte e legato alla comunità locale. Nel 2018 è diventata il secondo esempio a livello nazionale di Temporary Use del programma promosso dall’Agenzia del Demanio. E sempre lo scorso anno i curatori del Padiglione Francia della Biennale di Architettura hanno selezionato la Pepe come unico esempio di rigenerazione urbana italiana realizzata attraverso la produzione culturale. Ora il futuro del progetto è appeso a un filo. Il Demanio a sorpresa ha messo a gara per 6 mesi la caserma nell’attesa che si concretizzi il trasferimento al Comune. E a vincerlo è stata la Fispmed: ha offerto 5500 euro di canone mensile contro i 4200 di Biennale Urbana. «Il bando del Demanio non ha previsto alcuna valutazione progettuale né un curriculum dei proponenti» dice Giulia Mazzorin di Biennale Urbana.
Il curriculum del gruppo parla da solo: raccoglie architetti, urbanisti con dottorati in rigenerazione urbana e un’esperienza decennale alle spalle che ha «prodotto» 15 mila visitatori, collaborazioni con 30 università diverse, 25 collettivi e artisti in residenza, 30 spettacoli, 150 volontari coinvolti, 15 serate di cinema all’aperto, 12 workshop internazionali, 4 mostre, 25 produzioni artistiche prodotte in loco e una sala di registrazione musicale. «Abbiamo chiesto un incontro con la vicesindaco Luciana Colle – aggiunge Curtoni – vogliamo capire cosa si può fare, chiediamo chiarezza. Il nostro obiettivo è mettere in atto processi creativi per la città, non ricorrere ad avvocati, ma vogliamo anche difendere il lavoro che abbiamo fatto». Sulla concessione di soli sei mesi per un progetto di centro di educazione alimentare con scuole di cucina e foresteria, pende già una interrogazione dei consiglieri Ottavio Serena e Renzo Scarpa.