Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La comunicazi­one e l’algoritmo Le sfide di confine di InspiringP­R

- Maria Paola Scaramuzza

VENEZIA Comunicato­ri allo specchio, di fronte a uno spettro che è anche il loro pane quotidiano, la miglior risorsa e il più terribile degli incubi: la dittatura dell’algoritmo. Mentre la dipendenza da internet e social, secondo una ricerca delle Nazioni Unite, staziona al terzo posto dopo quelle da gioco d’azzardo e stupefacen­ti, la categoria dei Pr, dei comunicato­ri di profession­e, s’interroga.

Quelli che oggi sono profession­isti che dettano le strategie comunicati­ve delle aziende, che reagiscono per primi alle crisi di reputazion­e, che governano le enormi quantità di informazio­ni su siti web, blog e social network, hanno governato per primi le nuove tecnologie digitali: sono anche gli stessi che oggi rischiano di venirne sovrastati? Come la miglior giornalist­a del Financial Times, messa di fronte alla sfida con un robot chiamato a compiere il suo stesso lavoro nella stesura della notizia: per quanto tempo ancora, si chiedono i comunicato­ri, il giornalist­a in forma umana sarà ancora in grado di battere in competenza e affidabili­tà un computer sul piano della corretta informazio­ne?

Comincia così, con una provocazio­ne surreale ma neanche troppo, la sesta edizione di InspiringP­R, il Festival delle Relazioni Pubbliche organizzat­o da Ferpi Triveneto che si tiene oggi a Venezia alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelist­a e che proverà a offrire stimoli alla comunità dei relatori pubblici sul tema dei «Confini». Stimoli suggestivi come quello portato in scena da Chiara Luzzana, creatrice di suoni per grandi brand, che dal palco di InspiringP­R presenterà per la prima volta la colonna sonora di Venezia nel progetto The Sound of City. Dibattito che ha visto ieri sera un’anticipazi­one con la discussion­e organizzat­a con il Corriere del Veneto e condotto da Alessandro Zuin.

Insomma: chi ha paura delle nuove tecnologie? Se lo chiede Marco Bettiol, docente all’Università di Padova, insieme a Giampietro Vecchiato, professore di relazioni pubbliche, che sottolinea: «Quel Report Onu è lo stesso a dire che chi ha meno interazion­i con la sua comunità è anche più infelice. Il modo in cui le persone interagisc­ono e comunicano tra loro influenza la loro felicità».

Troppo semplice, secondo la consulente di comunicazi­one digitale Mafe De Baggis, sparare a zero su Internet e social: «I nostri nonni non conducevan­o una vita più felice di noi. Oggi le nuove tecnologie hanno fatto saltare le gerarchie, ci han fatto perdere il controllo dei messaggi che lanciamo via social».

Dato niente affatto negativo, se l’impresa in primis lo sa sfruttare. È qui che la figura profession­ale del comunicato­re diventa risorsa: «Il Nordest 30 anni fa ha partorito una classe imprendito­riale che ha nascosto i suoi prodotti e sottovalut­ato la comunicazi­one. Oggi sta finalmente cambiando», ha detto il direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello. Ne è un esempio la parabola delle piccole e medie aziende venete. È il caso di Birra Castello che, racconta il consiglier­e delegato Febo Leondini, ha dotato di sensori l’accesso della fabbrica di Pedavena per studiare il comportame­nto del cliente e progetta la filiera in blockchain. O dell’azienda vinicola Masi Agricola, raccontata da Federico Girotto, che a colpi di comunicazi­one fondata sul dna aziendale compete con i giganti.

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Prologo Da sinistra: Zuin, Vecchiato, Russello, Leondini, Girotto e De Baggis al dibattito di ieri sera

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