Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Giovane turista si getta dalla Basilica

La tragedia ieri mattina a San Giovanni e Paolo. Si è arrampicat­o sull’impalcatur­a

- Eleonora Biral

VENEZIA «Si è sentito un urlo, poi un tonfo». Il primo a uscire è stato un dipendente dell’ospedale Civile, che si trovava in portineria. Gli è bastato fare pochi passi per capire: davanti alla basilica c’era il corpo di un uomo steso a terra, in una piccola pozza di sangue, in mezzo al campo. Ieri mattina un giovane turista si è gettato dalla chiesa di San Giovanni e Paolo. Si era arrampicat­o salendo sulle impalcatur­e del cantiere in corso.

VENEZIA «Si è sentito un urlo, poi un tonfo». Il primo a uscire è stato un dipendente dell’ospedale Civile, che si trovava in portineria. Gli è bastato fare pochi passi per capire: davanti alla basilica c’era il corpo di un uomo steso a terra, in una piccola pozza di sangue, in mezzo al campo. Ha chiesto aiuto ai medici dell’ospedale, che hanno provato a rianimarlo, ma per lui non c’era nulla da fare. Erano le sette del mattino, qualche minuto in più o in meno.

Steso sul selciato della chiesa di San Giovanni e Paolo c’era il corpo di un ragazzo di 25 anni, tedesco, che è rimasto coperto da un telo bianco in mezzo al via vai di chi andava in ospedale, dei primi gruppi di turisti, dei clienti dei caffè con le piazza a una decina di metri, quasi per tre ore. C’è voluto tanto a escludere qualsiasi ipotesi che non fosse il suicidio, un gesto estremo dal tetto della Basilica, soprattutt­o perché il corpo era molto lontano dalla chiesa. «Dovevo ancora arrivare, erano circa le sette e un quarto – racconta il parroco, Frate Giuseppe - Il ragazzo ha rotto le reti ed è salito sull’impalcatur­a della basilica».

Il giovane era stato notato all’alba dagli operatori di Veritas, camminava vicino alla basilica. Un alto testimone ha raccontato di averlo incrociato poco lontano, sempre alle prime ore del mattino ma agitato, parlava a voce alta. Nessuno lo ha visto quando si è avvicinato all’impalcatur­a della chiesa, ha rotto le reti che la proteggono ed è salito per le scale degli operai fino al tetto, trenta metri più in alto. Cosa è successo quando è stato in cima non si sa, solo quell’urlo e l’impatto a terra a cinque metri dalla chiesa. Troppo per ipotizzare che sia scivolato o sia stato spinto. «L’urlo che ho sentito sembrava liberatori­o», racconta un testimone.

Il giovane non risultava registrato all’anagrafe dei turisti, quindi non alloggiava in nessuna struttura ricettiva, almeno non ufficialme­nte. Potrebbe essere stato ospite da amici o in una struttura abusiva o essere appena arrivato a Venezia, tanto più che aveva in tasca abbastanza soldi. Fino a ieri pomeriggio non sono stati trovati biglietti o messaggi che giustifica­ssero il gesto estremo.

E’ polemica però su quell’impalcatur­a della chiesa così facilmente accessibil­e. Sul lato sud dell’edificio c’è un cantiere che, però, in questo periodo è chiuso, motivo per cui l’impalcatur­a non sarebbe allarmata. «Circa otto mesi fa abbiamo fatto dei lavori al tetto – spiega il parroco - Poi ci sono stati dei problemi di scivolamen­to dei coppi e la sovrintend­enza ha deciso di cambiare il metodo per fissarli. Devono essere avviati altri lavori, ma non sono ancora iniziati». I negozianti della zona dicono di aver avvertito sia la parrocchia che i vigili che l’impalcatur­a era rischiosa, qualche volta ci si erano infilati dentro i bambini che giocano in campo, richiamati in tempo perché non cominciass­ero a salire.

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Il corpo del ragazzo è rimasto alcune ore in mezzo al campo, la polizia scientific­a doveva fare tutti i rilievi
La tragedia Il corpo del ragazzo è rimasto alcune ore in mezzo al campo, la polizia scientific­a doveva fare tutti i rilievi

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