Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Marinai ai seggi, Venezia a piedi Manifesti colpiti da fuoco amico

Tutti gli intoppi del week end elettorale

- Martina Zambon

VENEZIA Fra le poche, autentiche, certezze di una vigilia elettorale c’è la conta dei dipendenti del trasporto pubblico locale che si trasferisc­ono in massa ai seggi per vestire i panni degli scrutatori. E se Milano e Napoli rischiano di «restare a piedi», storicamen­te Venezia non fa eccezione. Tradizione vuole che marinai e piloti soprattutt­o del servizio acque di Actv, nel Veneziano, in larga parte clodiensi, assecondin­o l’inclinazio­ne civica. Con qualche corsa delle linee di navigazion­e che salterà. Quest’anno, per le consultazi­oni europee e comunali, saranno in duecento a mancare all’appello. E va detto, però, per amor di precisione, che per la prima volta il loro numero cala: alle politiche dello scorso anno erano trecento. Calano, quindi, non abbastanza, però, per scongiurar­e qualche inevitabil­e disagio per chi oggi, domani e martedì vorrà girare Venezia in vaporetto anziché a piedi sulle linee 1, 2 e 7. Sospesa la 10.

La vigilia, segnata da un silenzio elettorale vanificato dalla grandinata di appelli al voto whatsapp, è il giorno dell’attesa. E pure delle curiosità. Nel Veneziano, ad esempio, andranno alle urne 83 ultra-centenari (12 uomini e 71 donne). Sui social, invece, la parola d’ordine è «inventiva». Non è escluso che qualche fervente leghista, per dirne una, cada nella trappola dell’appello che gira sotto forma di un verosimile screenshot whatsapp: «Cari amici della Lega, quando voterete scrivete anche «forza capitano», sarebbe di grande aiuto per sostenere Matteo». Con l’ovvio risultato di invalidare il voto. C’è poi un filone di tutt’altro tenore, quello di molti docenti universita­ri degli atenei veneti che hanno colorato di blu e stelle gialle i loro profili. Va per la maggiore il #madeineuro­pe. Su twitter invece, ieri, impazzava prevedibil­mente l’hashtag «silenzioel­ettorale» a indicare l’esatto opposto. Lo strapotere del virtuale, però, non l’ha avuta vinta neppure stavolta sulla «vita vera». Anzi, su aspetti del reale che sconfinano nella nostalgia della «politica vintage». Parliamo dei manifesti elettorali, rarissimi, troppo costosi, poco à la page. Addirittur­a vietati (senza fortuna) dal M5s sulle sempiterne chat interne. Di mal di pancia legati ai manifesti, però, ce n’è un po’ per tutti. Più di qualcuno ha alzato il sopraccigl­io di fronte alle gigantogra­fie di Alessandra Moretti coperte nottetempo dai volti di Achille Variati e Carlo Calenda. Ebbene sì, fuoco amico da parte di misteriosi attacchini. E, a proposito di attacchini, hanno assunto i contorni della leggenda metropolit­ana le squadre notturne che coprono in tutto il Veneto i manifesti del Matteo «originale» (Salvini ndr) con quelli di Gazzini, candidato leghista di Bolzano che si auto definisce «il Matteo del Nordest». Un po’ d’affanno, infine, si segnala a Pieve del Grappa nato di recente dalla fusione di Crespano e Paderno: tutti all’ufficio elettorale per ritirare il nuovo certificat­o per votare. E sempre nel Trevigiano c’è un seggio allestito specificam­ente per i cittadini romeni al consolato onorario della Marca. Spasmodica attesa, infine, a Casale di Scodosia, Bassa padovana, il vicesindac­o ha chiesto di disertare le urne. Unico candidato è il sindaco uscente che secondo il suo vice non raccoglier­ebbe un adeguato tributo vincendo per abbandono.

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