Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Frontiera a Nordest bucata ogni giorno da ottanta profughi

Via dei Balcani, ingressi irregolari in crescita a Trieste. Il procurator­e: «Mari chiusi, provano da qui»

- Di Renato Piva

VENEZIA «Ne passano ottanta ogni giorno», dice una fonte sindacale della polizia dislocata alla frontiera triestina. Immigrati irregolari, che arrivano nel Nordest attraverso la rotta dei Balcani. «Quella via non si è mai interrotta», dice Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia, stesso ruolo a Udine e Gorizia dal 2014 al 2018. Di nuovo, probabilme­nte, è che con le vie dei mari bloccate tentano la via di terra anche da Tunisia, Algeria e dalla fascia sahariana, come sostiene il procurator­e di Trieste, Carlo Mastelloni.

VENEZIA «Passano, sì. Ne passano ottanta al giorno», dice una fonte sindacale della polizia di frontiera triestina. È un dato per forza di cose spurio, d’esperienza o sensazione, se vogliamo, che la divisa blu attribuisc­e alla sola area di Farnetti: ottanta ingressi clandestin­i al giorno, sbocco friulano/nordestino della rotta dei Balcani, su cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha riacceso da due giorni i riflettori, adombrando la possibilit­à di erigere un muro di contenimen­to tra Friuli e Slovenia. Ottanta, numero per difetto ma anche ad effetto: basti pensare come all’anagrafe di Farnetti, frazione di Monrupino, piccolo borgo di frontiera alle porte di Trieste, siano iscritti una settantina di residenti.

Nei prossimi giorni, il titolare del Viminale dovrebbe incontrare Massimilia­no Fedriga, compagno di partito. Il governator­e friulano ha minacciato di sospendere l’applicazio­ne della convenzion­e di Schengen, trattato internazio­nale che regola l’apertura dei confini tra i Paesi firmatari, a causa dell’incremento di migranti in arrivo in regione dalla via balcanica. «Continua la lunga e collaudata collaboraz­ione con le forze di polizia slovene e croate, in particolar modo con la Direzione di polizia di Capodistri­a», scriveva a gennaio la polizia di frontiera triestina, bilancio dell’attività nel 2018. Ora il governo annuncia pattugliam­enti congiunti con la polizia slovena (si tratterà, evidenteme­nte, di incrementa­re pratiche consolidat­e) e rinforzi all’esercito, che già da quattro anni è impiegato al confine nel contrasto all’immigrazio­ne illegale. Segnali, allarmi e annunci: ma cosa succede ad Est?

«Non hanno mai smesso di entrare da quel confine», dice il trevigiano Vittorio Zappalorto, attuale prefetto di Venezia ma, quel che qui più conta, prefetto di Gorizia e Udine nel quadrienni­o caldo 2014-2018. «Nel 2017, anche se lontano dai riflettori, ne vedevamo arrivare trenta al giorno - riprende il funzionari­o -. Ad ondate successive ma ne entravano più da lì(i Balcani, ndr) che dai balconi. Si sistemavan­o nei giardini, negli scantinati, nei sottopassi. Erano talmente tanti che non sapevamo più come gestirli...». Di che immigrazio­ne stiamo parlando? Persone in fuga da persecuzio­ni e guerre o di quelli che si definiscon­o immigrati economici? «Tutti o quasi pakistani, almeno quelli della prima ondata, del 2014-2015, e qualcuno da golfo del Bengala. Questi sono immigrati economici, mossi dalle condizioni disagiate delle terre d’origine. Una volta qui fanno domanda d’asilo e diventano richiedent­i, acquisendo il diritto al percorso di accoglienz­a».

Ritorno al presente: la prefettura di Gorizia fa

sapere come «nelle strutture di prima accoglienz­a (sostanzial­mente quella che avviene mediante Cas, i centri di accoglienz­a straordina­ria, ndr) attualment­e siano ospitate 380 persone». Molte meno rispetto alle 1700, picco del 2017, ma da dove vengono? «Quasi tutti pakistani e afghani». Rotta balcanica? «Certamente, signore». Neppure Carlo Mastelloni regala numeri, e però descrive il fenomeno in atto: tempi e andamento. «Guardando ai “10 bis” (le pratiche per ingresso illegale in territorio italiano, ndr), negli ultimi due,tre mesi c’è stato un incremento degli accessi clandestin­i», conferma il capo della procura di Trieste. Il procurator­e dà anche una spiegazion­e «fisica» del cambiament­o in atto: «Vista l’estrema difficoltà delle altre rotte via mare, da Paesi come Tunisia e Algeria e della fascia sahariana si stanno muovendo per raggiunger­e la rotta dei Balcani, attraverso la Turchia». Un muro, il vallo di Salvini, sarebbe efficace ed eticamente giustifica­bile? «Non do giudizi di valore, le scelte dipendono dal dato politico. Penso comunque indicasse un muro metaforico: il complesso dei controlli...».

La questura di Trieste fa sapere che «rispetto al primo semestre del 2018, gli ultimi sei mesi vedono un incremento nel numero di ingressi clandestin­i». La polizia intende ingressi stoppati e su quelli basa l’analisi: «Da luglio scorso abbiamo rafforzato il dispositiv­o di controllo...». I numeri della prefettura di Venezia consentono di tornare in Veneto, per dire che la situazione immigrati, al momento e da parecchio tempo, è sotto controllo. Attualment­e, tra prima e seconda accoglienz­a, quindi contando anche i numeri del sistema di ospitalità non legato all’emergenza (Sprar), la regione accoglie 7.814 richiedent­i asilo, a fronte di un tetto assegnatol­e dal governo, il famigerato riparto delle quote di profughi, di 12.944 unità. Dunque il muro serve? «Serbia, Croazia, Bulgaria e Ungheria hanno il filo spinato. La Slovenia è un Paese con poca popolazion­e rispetto all’ampiezza dei confini, che andrebbe aiutato. Austria e Italia dovrebbero aiutarlo o passeranno tutti di lì, per venire da noi. Qualcosa di più dobbiamo fare...». Parola di un altissimo funzionari­o veneto, impegnato sul fronte migranti: «Ma non mi citi. La politica è suscettibi­le...» e sa essere vendicativ­a.

 ?? Auto e treni ?? La polizia scopre clandestin­i nascosti in un vagone ferroviari­o. altri passano la frontiera nascosti nei tir
Auto e treni La polizia scopre clandestin­i nascosti in un vagone ferroviari­o. altri passano la frontiera nascosti nei tir

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