Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Filo spinato al confine, sì di Fedriga

- Pecile

Per Salvini il filo spinato è un’estrema ratio e prima ci sono le pattuglie miste al confine, per Fedriga è un’ipotesi concreta. Il governator­e del Friuli spinge per bloccare la rotta balcanica dei clandestin­i e trova d’accordo il Pd che però chiede metodi diversi: «L’Europa deve fare la sua parte».

Dopo i muri TRIESTE politici anche quelli materiali. Così, nel mirino del ministro Salvini, oltre ai trattati di Dublino e Schengen, è finito anche il confine orientale, quello che separa l’Italia dalla Slovenia, 232 chilometri che corrono principalm­ente attraverso i monti e lungo il quali, per il ministro, potrebbe essere eretta una barriera di filo spinato. Da alcune settimane la polizia di frontiera di Trieste registra un nuovo aumento di immigrati che giungono dalla «rotta balcanica». Per questo lo stesso Salvini ha chiesto un incontro urgente con il governator­e del Friuli Venezia Giulia Massimilia­no Fedriga. «Ci vedremo – conferma quest’ultimo – già la prossima settimana. La rotta balcanica fa registrare un nuovo aumento di immigrati, anche se non abbiamo ancora dati ufficiali. I numeri sono il frutto dei controlli fatti dal 2018 grazie al potenziame­nto di uomini e mezzi». Ora però, secondo Fedriga servono altre e più drastiche misure preventive: «La responsabi­lità di quanto sta accadendo – insiste – ricade totalmente sulla latitanza dell’Europa».

Fedriga non nasconde che l’ipotesi di una barriera antiimmigr­ati tra Fvg e Slovenia è tutt’altro che remota. «Ma precisa – questo non dipende da noi. Non siamo contro Schengen, anzi. Ma da tempo denunciamo il fatto che quel trattato prevede che ogni Paese dovrebbe tutelare i propri confini. Questo non sta avvenendo e la responsabi­lità dell’Europa è enorme. Senza contare che questa stessa Europa ha condannato Paesi come l’Ungheria e la Croazia che hanno dato risposte concrete sul fronte del controllo dei confini». Inoltre, per il governator­e del Fvg, «l’Europa invece di arrovellar­si sulla redistribu­zione dei migranti dovrebbe mettere in atto gli accordi bilaterali con Paesi come la Libia, il Pakistan e l’Afghanista­n che non vogliono riavere gli immigrati che potremmo respingere».

Intanto, ieri mattina a Trieste nella scuola di formazione di polizia di San Giovanni si è tenuto un vertice alla presenza del direttore della IV Zona di polizia di frontiera, Vincenzo Avallone e del pari grado sloveno. Al centro, l’ipotesi di collaboraz­ione transfront­aliera con pattuglie miste. Il progetto è fortemente voluto dallo stesso Fedriga («saranno attive già dai primi di luglio»).

Sull’ipotesi della barriera anti-migranti è intervenut­a l’ex governatri­ce del Fvg, e oggi deputata del Pd, Debora Serracchia­ni: «Il governo italiano – afferma deve provare a uscire dall’isolamento in cui si è cacciato e riprendere l’iniziativa in ambito Ue, per

Fedriga L’allarme sulla ripresa della rotta balcanica ci arriva grazie a nuovi controlli

sollecitar­e un’azione comune com’è stato fatto nel 2016 per fermare la rotta balcanica». E per la Serracchia­ni bisogna farlo al più presto «perché se si ripresenta­ssero le catastrofi­che condizioni di allora, non ci sarebbero barriere fisiche né umane in grado di controllar­e gli oltre 230 chilometri di confine tra Italia e Slovenia». Che fare, dunque? La Serracchia­ni non ha dubbi: accelerare l’ingresso della Croazia nell’area Schengen, «che il “nemico” Junker proporrà in autunno e poi supportare quel Paese nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione».

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